Archivi categoria: Storia e leggende

La leggenda della Dama Carcas

Ancora una volta, lungo il mio cammino, incontro una leggenda legata alla figura di Carlomagno: questa volta si tratta della leggenda della Dama Carcas. La città di Carcassonne era a quei tempi governata dal saraceno Balaak, la cui sposa si chiamava, appunto, Carcas. Quando Carlomagno condusse la sua campagna contro i Mori per liberarne la Spagna, cinse d’assedio la città e, durante gli scontri, Balaak perse la vita. Ma la Dama Carcas non si perse d’animo e condusse ella stessa le difese. Dopo 5 anni di assedio, la città era stremata e quasi tutti i difensori erano morti per la fame: la Dama Carcas fece allora sistemare al loro posto dei manichini di paglia per ingannare il nemico. Ma il problema più grave era la fame: ormai in città non rimaneva altro cibo che un porcellino e una misura di grano. Carcas ebbe un’idea: diede da mangiare al maialino il grano e poi lo catapultò, come regalo, nel campo dei Franchi. Cadendo, dallo stomaco del porcellino uscì il grano che aveva appena ingerito. Carlo, visto questo, diede ordine di togliere l’assedio: dopo 5 anni a Carcassonne c’era ancora tanto cibo da dare il buon grano ai porci!
Quando il campo fu tolto e l’armata si fu allontanata, la Dama fece suonare le trombe (Carcas-sonne) e richiamare il re. La sua astuzia aveva infine salvato la città e lei propose un’alleanza di pace al re dei Franchi.

Aigues-Mortes, la città di Luigi IX

Visto che non pensavo di passare da Aigues-Mortes, non mi ero particolarmente informata. Ma ci capito, ed ecco qui un altro gioiellino medievale che non conoscevo, proprio come Saint-Gilles du Gard! Aigues-Mortes nasce come luogo di preghiera per una comunità di monaci dediti allo sfruttamento delle saline, ma a diventa un importante punto strategico grazie a Luigi IX (San Luigi, del quale ricorre l’ottocentenario): la annette al regno di Francia, ne rifà la chiesa e ne fa il porto di partenza della settima e dell’ottava Crociata, che guida lui stesso. Nessuna delle due sarà un successo, ma tant’è!
In seguito, vengono costruite le mura, ma il porto, che subisce continui insabbiamenti, è destinato a essere oscurato per importanza da Marsiglia. Oggi è il regno dello shopping turistico provenzale!20140615-183446-66886717.jpg

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Les Vigneaux: l’affresco dei Vizi e delle Virtù

Narra la leggenda che monsieur Carle, un importante cittadino di Les Vigneaux, presidente del parlamento provinciale di Grenoble, voleva lasciare traccia indelebile di sé nella memoria dei suoi concittadini. Decise allora di commissionare a un giovane pittore italiano un affresco per decorare la facciata meridionale della chiesa di Saint-Laurant: poiché egli era fermamente convinto della fedeltà della moglie Louise e della propria irreprensibilità, scelse un ciclo dei vizi e delle virtù e affidò alla moglie l’incarico di sorvegliare i lavori. La bella Louise non si rivelò propriamente insensibile alla bellezza del giovane italiano e lo sedusse nel giro di pochi giorni. Non contenta, una sera in cui il marito era a Grenoble, partecipò in sua vece a una festa presso la casa del signore di Rame. Manco a dirlo, in assenza del marito e dell’amante, ci pensò proprio il signore di Rame a consolare la bella Louise.
Non contenta, il giorno dopo Louise si recò a sorvegliare l’operato del pittore al braccio del nuovo amante, scatenando nel cuore del giovane italiano il desiderio di vendetta. Fu così, che l’affresco fu completato con i ritratti di Louise, in veste della Lussuria, monsieur Carle, a impersonare l’Ira, e monsieur de Rame, con le sembianze dell’Orgoglio.
Al suo ritorno, il marito tradito vide l’affresco e capì l’accaduto. A sua volta, egli meditò vendetta. Dopo aver pagato il pittore e averlo congedato, mise a digiuno la mula della moglie per diversi giorni, poi invitò Louise ad accompagnarlo a una visita in un villaggio non distante. Appena la mula, assetata, si avvicinò a un torrente, Louise perse il controllo dell’animale, che la trascinò in acqua annegandola. Fu così consumata la vendetta del marito, che se la cavò facendo dire una Messa per la moglie defunta, presso la chiesa di Saint-Laurant.20140528-181934-65974279.jpg

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Mortara: di qui passò Carlo Magno

Uno dei primi luoghi che toccherò lungo il mio Cammino sarà Mortara, un paese in provincia di Pavia, lungo la Via Francigena. La storia di Mortara affonda nei secoli, tanto che l’esistenza del paese è testimoniata già nel IV secolo d.C., quando Gaudenzio, vescovo di Novara, volle, al suo ingresso, la costruzione di due cappelle dedicate, l’una, a San Pietro e, l’altra, a Sant’Eusebio. La seconda assunse la funzione di parrocchia per il centro abitato.  Entrambe le cappelle vennero poste a circa un chilometro e mezzo da Mortara e, grazie all’ospitale annesso alla chiesa di Sant’Eusebio, divennero una tappa importante per coloro che si dirigevano a Roma, provenendo dall’Europa settentrionale e occidentale. Di qui transitarono molti personaggi importanti: nel 440 il futuro Papa Leone, nel 494 Sant’Epifanio, nel 574 Papa Stefano II, nel 575 Papa Paolo I e, nella primavera del 773, passò di qui anche l’ambasciata franca di ritorno dall’incontro con Papa Adriano I.

La chiesa di Sant’Albino a Mortara

Non molto tempo dopo il passaggio di questa comitiva, la chiesa di Sant’Eusebio entrò definitivamente nella Storia: il 12 ottobre del 773, infatti, proprio nei pressi delle due cappelle di San Pietro e di Sant’Eusebio ebbe luogo la battaglia finale tra i Franchi di Carlo Magno e i Longobardi, guidati da re Desiderio.  Lo scontro fu estremamente cruento ed entrambe le parti subirono gravi perdite, ma a trionfare furono i Franchi. Nonostante la vittoria, però, nei combattimenti persero la vita due dei Paladini di re Carlo: Amelio d’Alvernia, coppiere del re, e Amico Beyre, tesoriere reale.

Carlo Magno ordinò che essi fossero tumulati con tutti gli onori, ognuno sotto l’altare di una delle due cappelle: Amico in San Pietro e Amelio in Sant’Eusebio. Il giorno successivo, però le spoglie di Amico e di Amelio furono rinvenute entrambe sotto l’altare della cappella di Sant’Eusebio, l’uno accanto all’altro. E così, la chiesa di Sant’Eusebio entrò nella leggenda.

Carlo Magno e i suoi paladini: miniatura su pergamenta (XV secolo), Biblioteca Nazionale, Torino.
Carlo Magno e i suoi paladini: miniatura su pergamena (XV secolo), Biblioteca Nazionale, Torino.

Dopo questi fatti miracolosi, padre Albino, monaco e consigliere di Carlo Magno, volle fondare un monastero, aggregato alla chiesa di Sant’Eusebio, a cui il re concesse ricche donazioni. La foresteria di Sant’Eusebio venne così riadattata a ospitare i monaci e qui si insediarono alcuni allievi di Albino, che presero i voti quando questi divenne vescovo di Vercelli. Alla sua morte, nell’801, egli chiese di essere sepolto accanto ai due paladini. I monaci, tutti di origine franca, dedicarono il loro monastero a Sant’Albino d’Angers e adottarono la regola di Sant’Agostino, pur godendo di ampia autonomia e rimanendo una tappa importante per i pellegrini di passaggio.

Gli affreschi cinquecenteschi che decorano l’abside della chiesa di Sant’Albino a Mortara; da sinistra verso destra: Sant’Albino, il Battesimo di Gesù, la Madonna in trono con il Bambino, circondata dai Santi, fra i quali spicca San Giacomo, ultima figura a destra.

Nella primavera del 1999, durante i lavori per il restauro della chiesa di Sant’Albino, vennero alla luce, proprio sotto l’altare maggiore, due sarcofagi. Uno dei due sarcofagi, oltre a essere coerente con la datazione all’epoca carolingia, conserva i resti di un uomo di grandissimo prestigio, tumulato a gambe incrociate, secondo un’usanza adottata per gli ecclesiastici di alto rango e, in seguito, per i cavalieri templari. Ancora oggi le pareti dell’abside romanica di Sant’Albino recano le incisioni lasciate dai tanti pellegrini che qui hanno trovato rifugio.

Il Giubileo di Notre Dame Du Laus

Tiziana e Benito, due amici pellegrini, mi hanno segnalato, chi per un motivo, chi per un altro, che quest’anno si celebra un’importante ricorrenza, proprio in un luogo che toccherò lungo il mio Cammino. Si tratta dei 350° anniversario delle apparizioni mariane a Benoîte Rencurel, presso quello che oggi è il santuario di Notre Dame Du Laus. Le apparizioni, riconosciute dalla chiesa solo nel 2008, avvennero in modo abbastanza regolare fra il 1664 e il 1718 e videro protagoniste Maria, qui venerata come Nostra Signora del Lago, e Benoîte Rencurel, una giovane pastorella orfana e analfabeta, che ebbe cura di fondare, secondo le indicazione della Madre di Dio, il santuario che oggi accoglie i pellegrini lungo la Via Domitia. Le apparizioni di Maria a Benoîte hanno un aspetto educativo particolarmente significativo: dopo le prime manifestazioni, in cui Maria si limita a tacere,  Benoîte verrà coinvolta in un vero e proprio processo educativo, che la formerà e la consolerà, finché la “Bella Signora” non la inviterà a recarsi a incontrarla presso una cappella vicino al villaggio di Laus. Lì, dove emanava un buon profumo di violette, Benoîte riceve l’indicazione di far costruire, sul luogo della cappella di Notre Dame du Bon Rencontre, un santuario dedicato a Gesù, che avrebbe dovuto diventare luogo di accoglienza e di conversione per i pellegrini.

I profumi che emanano dal santuario sono percepiti dai pellegrini anche oggi, e costituiscono un fenomeno per il momento inspiegato, che attira in questo paesino, incastonato nelle Alpi francesi, ancora numerosi pellegrini. Il santuario di Notre Dame de Laus conserva tuttora al suo interno la cappella dove la Vergine apparve a Benoîte Rencurel. Nell’abside, davanti al Tabernacolo dell’Altare Maggiore, arde la lampada nel cui olio i pellegrini usano intingere le dita della mano destra per farsi il segno della Croce. In piccole fiale, questo stesso olio viene poi spedito in tutta i paesi della Francia e dovunque nel mondo è diffuso il culto di “Nostra Signora del Laus”. È un olio dalle proprietà miracolose. Come la Madonna stessa aveva promesso alla sua Veggente, se fosse stato utilizzato con un profondo atteggiamento di fede verso l’onnipotenza del suo Figlio, esso avrebbe ottenuto prodigiose guarigioni, non solo fisiche ma anche spirituali, come in effetti avviene da oltre due secoli.

Come detto, quindi, quest’anno ricorre il trecentocinquantesimo anniversario delle prime apparizioni di Maria a Benoîte e, per questo motivo, il santuario celebra il suo giubileo, a partire dal 1 maggio 2014 fino al 1 maggio 2015. Tutti i dettagli delle celebrazioni possono essere consultati sul sito del santuario: http://www.sanctuaire-notredamedulaus.com/fr/accueil.html.

In particolare, vi segnalo il pellegrinaggio degli Italiani, che si terrà al santuario nei giorni 17 e 18 maggio 2014, il cui programma può essere trovato su questa pagina.

[Per approfondire la storia del Santuario di Notre Dame Du Laus e delle apparizioni mariane a Benoîte Rencurel, cliccare qui.]

I santi lungo il mio Cammino

Il Codex Calixtinus è un codice medievale che raccoglie diversi testi ed è stato redatto fra il 1139 e il 1173. Il codice è un testo fondamentale per il culto jacopeo e il suo libro V costituisce la più antica “guida” ufficiale per i pellegrini che si recavano a Compostela. Una parte di tale libro, la cui traduzione completa potete trovare cliccando qui, indica al pellegrino quali sono i santi le cui reliquie sono disseminate lungo i vari Cammini che portano a Santiago. Ecco quali corpi santi incontrerò lungo il mio Cammino, almeno quelli che Aimery Picaud ritenne utile segnalare da Arles fino alla Galizia:

Cammino d’Arles. Prima di tutto, quelli che vanno a Santiago per il cammino di Saint-Gilles devono rendere visita in Arles al corpo del beato Trophime, confessore; é lui il santo di cui san Paolo, scrivendo a Timoteo, evoca il ricordo e che fu dallo stesso apostolo consacrato vescovo ed inviato per primo in questa città per predicarci il Vangelo del Cristo. É da questa sorgente purissima, dice il papa Zozimo, che tutta la Francia ricevette il ruscello della fede. La sua festa si celebra il 29 dicembre. Bisogna anche visitare il corpo del beato Césario, vescovo e martire, che stabili’ in questa città la regola dei monasteri e di cui si celebra la festa il 1 novembre. E nel cimitero della stessa città, si deve cercare la protezione del vescovo san Onorato il cui l’uffizio solenne si celebra il 16 gennaio. Nella venerabile e magnifica basilica riposa il corpo del molto santo martire Genesio. Infatti, c’é un sobborgo vicino ad Arles, tra le due braccia del Rodano, chiamato Trinquetaille, dove si trova una colonna magnifica di marmo, molto alta ed innalzata sul terreno dietro la chiesa di questo santo. Il beato Genesio, si dice, vi fu attaccato e poi decapitato dal perfido popolino. Ci si vedono ancora oggi le tracce rosse del suo sangue vermiglio. Appena decapitato, il santo prese la sua testa tra le mani e la getto’ nel Rodano. Affido’ poi il trasporto del suo corpo fino alla basilica di Saint-Honorat dove giace con molti onori. La sua testa, invece, seguendo il Rodano e poi il mare, fu condotta da un angelo fino a Cartagèna in Spagna, dove riposa nello splendore ed ha fatto numerosi miracoli. La sua festa si celebra il 25 agosto.
Bisognerà visitare in seguito, vicino ad Arles, un cimitero di un luogo chiamato Aliscamps per pregare, secondo l’uso, per i morti con preghiere, salmi ed elemosine. La sua lunghezza e la sua larghezza sono di un miglio. In nessun altro posto si puo’ trovare un cimitero cosi’ e delle cosi’ grandi tombe di marmo allineate, che portano delle decorazioni scolpite diverse e delle iscrizioni latine di cui il testo antico é incomprensibile. Più si guarda lontano, più s’allunga la fila dei sarcofagi. In questo cimitero ci sono sette chiese. Se in una di queste, un prete celebra l’Eucaristia per i defunti o se un laico ha fatto devotamente dire la messa per loro o se un chierico vi recita il salterio, é certo d’ottenere, nel giorno della resurrezione ultima al cospetto di Dio, l’intercessione dei pii defunti che qui giacciono. Infatti, qui riposano i corpi di numerosi santi martiri e confessori di cui le anime risiedono già nei gaudii del Paradiso. La loro commemorazione si celebra il lunedi dopo l’ottava di Pasqua.
Bisogna anche fare visita con molto riguardo ed attenzione al corpo molto degno del piissimo san Gilles, confessore ed abate, poiché san Gilles, celebre sotto tutte le latitudini, deve essere venerato da tutti, celebrato da tutti, amato da tutti, invocato da tutti e visitato da tutti. Dopo i profeti e gli apostoli, nessuno tra gli altri santi é tanto degno, tanto santo, tanto glorioso, né cosi’ pronto a venire in aiuto. Infatti, é lui che più velocemente degli altri santi soccorre gli infelici, gli afflitti, e gli angosciati che l’invocano. Oh come é bello e come giova visitare la sua tomba! Il giorno stesso in cui qualcuno avrà fatto appello a lui con fervore, sarà esaudito senza nessun dubbio. Ho fatto io stesso l’esperienza di quello che dico : Ho visto nella sua città qualcuno che, avendolo invocato, poté fuggire, grazie a questo beato confessore, il giorno stesso, dalla casa di un calzolaio, un certo Peiro. Questa casa, molto vetusta, crollo’ e fu totalmente in rovina. Chi dunque passerà più tempo vicino a lui ? Chi adorerà Dio nella sua santissima basilica ? Chi bacerà di più la sua tomba ? Chi bacerà il suo venerabile altare o redigerà la storia pia della sua vita ? Un malato infila la tunica di questo santo ed é guarito. Grazie al suo valore onnipotente qualcuno é salvato dal morso d’un serpente ed un altro posseduto dal demonio si vede liberato. Un mare in tempesta si calma. La figlia di Téocrito ritrova la salute lungamente desiderata. Qualcuno, il cui corpo soffre dappertutto, ritrova una salute ardentemente desiderata. Una cerva, prima selvatica, dietro suo ordine si addomestica e si mette al suo servizio. Un monastero, di cui diviene abate, si sviluppa. Un energumeno é liberato dal demonio. Un peccato di Carlomagno, rivelato da un angelo, é lavato. Un morto risuscita. Uno storpio guarisce. Due porte in legno di cipresso, dove figura l’immagine scolpita dei santi apostoli, arrivano da Roma, portate dai flutti del mare fino al porto sul Rodano, senza nessun pilota e per la sola potenza della sua personalità. Ho paura di morire prima d’aver potuto redigere i racconti dei suoi atti molto venerabili, cosi’ numerosi e cosi’ grandi…
Tale é la tomba del beato Gilles confessore, dove riposa pieno di onori il suo corpo venerabile. Che arrossiscano di vergogna gli Ungari che pretendono di possedere il suo corpo ! Che tremino di confusione i monaci di Chamalières che si immaginano di avere il suo corpo intero ! Che caschino in poltiglia i Sansequanesi che si vantano d’avere il suo cranio e pure i Normanni del Cotentin che fanno mostra d’avere il suo corpo tutto intero, poiché in nessun modo, come molti affermano, le sue ossa sacre hanno potuto essere spostate da qui. Infatti, delle persone hanno provato in altri tempi con la frode a portare via un braccio molto venerabile del beato confessore fuori dalla sua patria gardese verso lontane rive, ma non hanno potuto in alcun modo partire con questo.
Si dice che ci sono quattro reliquie di corpi santi che non hanno mai potuto essere tolte dal loro sarcofago. Sono, secondo numerose testimonianze, quelle di san Giacomo, figlio di Zebedeo, quelle del beato Martino di Tours, di san Leonardo nel Limosino e del beato Gilles, confessore del Cristo. Si racconta che il re Filippo (I ?) di Francia cerco’ di trasferire i loro corpi sul suo territorio, ma non riusci’ ad estrarli dalle loro tombe.
Quelli che vanno a Santiago per il cammino di Toulouse devono rendere visita alle reliquie del beato confessore Guglielmo. San Guglielmo era conte, eminente porta-insegne della corte del re Carlomagno, soldato molto coraggioso, esperto di cose belliche. É lui, si dice, che con il suo valore e ardore sottomise le città di Nîmes, di Orange ed altre ancora al potere cristiano. Egli porto’ il legno della croce del Signore nella valle di Gellone, dove condusse vita d’eremita e dove questo confessore del Cristo riposa pieno di onori dopo una vita tutta di devozione. La sua festa si celebra il 28 maggio.
Sullo stesso itinerario, i corpi dei beati martiri Tibèrio, Modesto e Fiorenzo sono pure da visitare. Al tempo di Diocleziano soffrirono diversi tormenti per la fede del Cristo e finirono martirizzati. Riposano ai bordi del’Hérault in una molto bella tomba. La loro festa si celebra il 10 novembre.
Sullo stesso cammino, bisogna andare a visitare il corpo molto degno del beato Saturnino (o Sernin), vescovo e martire, che, fatto prigioniero dai pagani, fu legato davanti al Capitole della città di Toulouse a dei tori selvaggi e squartato. Fu trascinato lungo una scalinata di pietra per un buon miglio. La sua testa scoppio’, il cervello ne usci’ ed il suo corpo fatto a pezzi. Rese cosi’ degnamente la sua anima al Cristo. Fu sepolto in un bel luogo vicino alla città di Toulouse dove, in suo onore, una superba basilica fu edificata dai fedeli. I suoi canonici osservano la regola di san Agostino e Dio vi accorda molteplici grazie. La sua festa si celebra il 29 novembre. […]

Cammino in Spagna. Più lontano, bisogna visitare in Spagna il corpo del beato Domingo, confessore, che costrui’ la strada tra Najera e Redecilla, là dove riposa. Si deve anche far visita ai corpi di san Facundo e Primitivo, la cui basilica fu costruita da Carlomagno; vicino alla loro città (Sahagun) ci sono dei prati con alberi in cui le aste delle lance dei guerrieri, piantate al suolo, mettono foglie, si dice. La loro festa si celebra il 27 novembre. Da li’ bisogna andare a vedere a Léon il corpo venerabile del beato Isidoro, vescovo, confessore e dottore, che istitui’ per i clerici ecclesiastici una piiissima regola, impregno’ della sua dottrina tutto il popolo spagnolo e onoro’ la santa Chiesa tutta intera con le sue opere feconde.
Infine, bisogna rendere visita soprattutto e con la più grande devozione al santissimo corpo del beato Giacomo nella città di Compostella. Che tutti questi santi, così come gli altri santi di Dio, ci aiutino con i loro meriti e le loro preghiere presso Nostro Signore Gesù Cristo, che vive e regna in Dio, nell’eternità dei secoli. E cosi’ sia.

Ringrazio per l’opera di traduzione in italiano l’amico Flavio Vandoni, grazie al cui lavoro sono disponibili diversi approfondimenti sul Codex Calixtinus.

VIII Centenario del pellegrinaggio di san Francesco d’Assisi a Santiago di Compostella

A pochi giorni dall’elezione del primo papa della storia a scegliersi il nome tanto impegnativo e programmatico di Francesco, riporto con piacere un interessante articolo che riguarda il pellegrinaggio di San Francesco d’Assisi a Santiago
 di Compostela, il cui ottocentenario ricorrerebbe proprio quest’anno.
Monumento a San Francisco pellegrino a Santiago de Compostela presso il Monte do Gozo

S. Francesco d’Assisi pellegrino verso Santiago di Compostella – Villafranca del Bierzo (Castilla y León), Chiesa di San Francesco d’Assisi.

Articolo di p. Giovanni Voltan

VIII Centenario del pellegrinaggio di san Francesco a Santiago di Compostella (1213-2013)

L’anno del Signore 2013 celebra l’VIII Centenario del pellegrinaggio di s. Francesco d’Assisi a Santiago di Compostella. A lanciare tale significativo anniversario, secondo quanto mi è stato riferito, dopo una mia prima reazione di sorpresa, è stato il Rettore della Confraternita di San Jacopo di Compostella, il professor Paolo Caucci Von Saucken, uno dei più illustri studiosi dell’epopea jacobea, sempre attento a tutto ciò che riguarda l’antico Cammino che porta ad limina sancti Jacobi.  Continua la lettura di VIII Centenario del pellegrinaggio di san Francesco d’Assisi a Santiago di Compostella