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In questa pagina riporterò le mie annotazioni lungo il Cammino, per quanto mi sarà possibile… se c’è un posto dove potrete seguirmi, beh, quel posto è qui! Buen Camino!

1 anno fa…

Un anno fa iniziava tutto, se si può dire così. Un anno fa a quest’ora già stavo pregustando la fine della prima tappa del mio Cammino verso ovest. Un Cammino sognato a lungo, che ho iniziato chiedendomi dove sarei riuscita davvero ad arrivare… domanda alla quale ho trovato risposta solo guardando quello scoglio lanciato nell’Oceano proprio davanti al tramonto di Finisterre. È passato un anno e ancora non riesco a credere di essere arrivata là… ho ancora nel naso l’odore del mare, ma anche l’odore della terra umida di rugiada delle tante mattine in cui mi sono alzata presto e, zaino in spalla, ho iniziato a camminare. A volte, sentendo una canzone o anche solo spingendo il carrello al supermercato, passeggiando per strada, un colore, un odore, mi riportano là, come se una mano mi tirasse per l’ombelico e mi catapultasse da qualche altra parte: in mezzo alle risaie della Lomellina, nei boschi della Val di Susa bagnati di pioggia, sul Canal du Rhone à Sète con il temporale che mi inseguiva, in mezzo alle vigne e ai campi di grano dopo Carcassonne, su un sentiero a fissare i vitelli dei Pirenei che mi fissavano a loro volta, o in un bar spagnolo, a ridere per una gallina che amava la compagnia dei pellegrini… non so mai dove mi porterà. Ma so che sarà bello tornare là per qualche secondo e risentire odori e suoni lontani ma che sono sempre con me.

Dopo un anno lo so, anche più di quanto non mi fossi resa conto le altre volte: il Cammino non finisce a Santiago, sulla piazza di pietra, o sulla scogliera davanti all’Oceano. Il Cammino non finisce mai, cammina dentro di noi e ci spinge a restituire quello che abbiamo ricevuto, a rimetterci in gioco, a voler andare sempre oltre… anche dopo un anno, anche dopo 10. Sempre.video-391

Sorprese sotto l’albero

Negli scorsi giorni sono partiti i miei auguri di Natale per gli amici più lontani che mi hanno accolta, senza nemmeno conoscermi, nelle proprie case e nella propria famiglia. È un’emozione che ancora porto nel cuore. Ma il pellegrino passa e lascia solo orme dietro di sé… o forse no! E allora, ecco che mi arrivano gli auguri corredati dalle foto coi nipotini da parte di qualcuno e le foto scattate insieme da parte di qualcun altro… Le metterò qui, almeno quelle che ritraggono me (per i nipotini rispetterò la privacy) per condividere con voi il calore di questi ricordi, anche se ormai è arrivato l’inverno.

Perché non importa quanti passi farai, ma quali impronte lascerai nella vita degli altri.

100Days su “i Cammini di Francesco”

Qualche tempo fa, avevo scritto della pubblicazione di un articolo sul mio Cammino di quest’estate sulla rivista “I Cammini di Francesco”. Per tutti coloro che non fossero riusciti a trovarla presso l’edicola di fiducia, ecco la versione online dell’articolo. Colgo l’occasione per ringraziare ancora una volta la redazione!

Clicca qui per vedere l’articolo sul sito della rivista!

El Botafumeiro

A un mese esatto dal nostro arrivo a Santiago de Compostela, ecco lo spettacolo più famoso della Cattedrale: il Botafumeiro che ha volato per festeggiare l’Assunta, il giorno di ferragosto.

L’arrivo a Santiago

Ripensando a questo meraviglioso Cammino, il momento forse più bello ed intenso che ho vissuto è stato sicuramente l’ingresso nella Plaza da Obradoiro, la piazza della Cattedrale di Santiago de Compostela. Oggi che ho aggiornato con le foto il post di quel giorno stupendo, ho pensato di regalarmi un nuovo video: il mio arrivo davanti alla Cattedrale, ripreso da Alessandro.

Nuove foto e un bonus

Come avevo promesso negli ultimi post, ora che sono tornata a casa, sto cercando di aggiornare gli ultimi post delle tappe con le foto scattate lungo il Cammino… sarà un lavoro non proprio breve, ma già le ultime tappe fra Santiago e l’Oceano sono state aggiornate e le potete trovare nel diario con le loro fotografie.

Ora, per premiare i lettori più affezionati, ecco un paio di chicche…

Volando verso casa. Never stop walking!

Scrivo dall’aeroporto di Madrid, mentre aspetto che il derby madrileno finisca e che possiamo andare a cercare un angolino tranquillo per riposare qualche ora prima del volo per Bergamo.
Mentre tutto l’aeroporto guarda il derby, mi trovo a ripensare a questi giorni, a questi mesi, a guardare le foto e i selli… Sembra ieri che siamo andati a Sant’Ambrogio a far mettere il primo sello sulla mia credenziale. Sembra ieri, eppure sembra passata una vita intera e a guardare quel sello mi commuovo un po’. Ogni timbro, in realtà, mi commuove un po’: il coniglietto della mia più giovane hospitalera a Borgo Ticino, quando tutto sembrava ancora quasi uno scherzo. La N della famiglia Negri-Grossi, il pollice di Barbara. Tutti coloro che hanno condiviso tanti o pochi passi con me, in Italia, in Francia, in Spagna. Gli zii che mi raggiungono in un paese così piccolo che non so come lo hanno trovato. Le lacrime quando ho salutato Alessandro che partiva da Susa. La felicità di rivedere i miei genitori a Peyruis. Roberto che conosce il peso di ogni oggetto che c’è nel suo zaino e mi ha insegnato i misteri della polvere magica. Le tante famiglie che mi hanno accolta in Francia, Jean-Louis, l’hospitalero più indaffarato di Lourdes. L’incontro provvidenziale con tre Americani dei quali non sapevo di aver bisogno per essere felice…e poi Roch e Mark, che hanno completato la nostra “famiglia in Cammino”. Le tante albe meravigliose e i pochi tramonti mozzafiato. I due giorni con la famiglia Tassaux e la festa più bella di tutti i Pirenei con la soppressata che sembrava davvero calabrese. Il falò a Finisterre, con i miei slip che bruciano e portano in cielo tre mesi di sudore, di problemi che si risolvevano da soli, di polvere, di passi, di voglia di arrivare, di determinazione, di emozioni… Mi vengono in mente i paesaggi, i villaggi e le città, attraversati passo dopo passo: i canali e le risaie della pianura padana, i monti cupi della Val di Susa, le Alpi maestose e infinite, Arles, la Camargue, il mare mio vecchio amico, i platani innumerevoli del Canal du Midi, Carcassonne e la sua cittadella, i campi di grano e le vigne nel Paese Cataro, i Pirenei scuri e lussureggianti, presenza costante; la rarità dei bar e dei supermercati, Lourdes, Hôpital Saint-Blaise, la festa di Mauléon con gli amici Scout, Saint-Jean-Pied-de-Port, l’attraversamento maestoso dei Pirenei; Pamplona e l’attesa alla autostazione, l’Alto del Perdono e il ponte, l’arrivederci di Madeleine, la Rioja e verde e gialla, i Montes de Oca, Burgos, le Mesetas metafisiche, la fatica di arrivare a León, il Parámo, il Bierzo e altre vigne, O Cebreiro, i pullman, la pioggia e la Galizia. La Galizia che ci ha accompagnati fino all’oceano con i suoi campi di mais, gli eucalipti, le mucche e i loro doni profumati. Santiago, con la cattedrale cuore pulsante che mi fa scordare tutto se non perché sono lì e perché ho ancora un groppo in gola. E poi l’Oceano. E non c’è altro da aggiungere!
Ripenso a tutto questo e mi viene dal cuore un grande grazie. Chi me l’ha chiesto, sa che sono partita per ringraziare delle cose meravigliose che sono accadute nella mia vita negli ultimi 6 anni, per l’incredibile felicità che mi è stata accordata. Ora mi trovo a dire un grazie ancora più grande. In primo luogo a mio marito, che non mi ha mai detto no, alla mia famiglia che mi ha sempre sostenuta ad ogni passo, da vicino e da lontano. A tutti gli amici che hanno seguito i miei passi su questo blog, su Facebook e su Twitter: ogni vostra parola è stata come un abbraccio nei momenti di solitudine. A Stefano e Roberto che hanno condiviso con me l’attraversamento della Francia, sopportando il mio carattere e insegnandomi la virtù della pazienza. Un grande grazie a chi ha reso fattibile questo viaggio: i miei piedi, che hanno sopportato 16 vesciche in 2400km e non si sono mai lamentati troppo, le mie gambe, che andavano anche quando la testa era altrove e negli ultimi giorni verso l’oceano seguivano Alessandro anche se volevano starsene a Santiago a bere tinto de verano e queimada, alle mie spalle, che ogni giorno hanno portato lo zaino perfino quando lo zaino non voleva essere portato. Alle mie braccia che hanno sempre lavorato di bastoncini, per 93 giorni, e che meritano il mio rispetto. Ora so che è possibile attraversare a piedi tre paesi con solo due paia di scarpe, due zaini, 4 paia di calzini, 3 magliette e un paio di calzoncini; so che la semplicità diventa comoda, quando non la si rifiuta come una privazione, ma la si accetta come una condizione ideale per affrontare bene un’avventura. So che la mia vita diventa più leggera, se me la prendo sulle spalle e spartisco il suo peso con El de Arriba e con chi mi ama…e che, in fondo, non c’è da aver paura: una soluzione si trova sempre e talvolta posso essere io la soluzione per qualcun altro.
Grazie a Chrissa, che mi ha insegnato nuovi confini della parola “determinazione”, a Jocelyne che mi ha mostrato dove può arrivare la fantasia, a Zac che mi ha ricordato che ogni sfida è “90% mental”, nel senso che forse sono un po’ matta pure io. A Mark che ci ha aspettato e voluto bene, che si è cercato e si è trovato; a Rochana che sa ascoltarsi e ascoltare gli altri allo stesso tempo. Ad Anna, la nostra ultima “adozione”, che ha avuto il coraggio ineguagliabile di condividere la verità della vita, fidandosi di un gruppo di sconosciuti psicotici che partivano all’alba solo per poter fare due o tre colazioni da 45 minuti l’una. A Luca e Cinzia, che hanno sempre saputo condividere loro stessi, a Brian e Julie, a Salvatore e Raffaella, alla loro amica Cinzia, a Pablo e alle sue foto, a Mark, Nate e Karen, alle ragazze slovacche e alle signore polacche, al grande uomo ungherese, al nostro left side friend, a tutti gli amici Coreani perché semplicemente esistono e sono strepitosi, anche quando è impossibile comunicare con loro. Ai pellegrini che abbiamo incrociato solo per un minuto e a tutti quelli con cui abbiamo camminato a lungo…l’elenco è troppo lungo!
Un grande grazie a chi mi ha accolta e voluto bene, lungo il Cammino, in casa sua, in un abbraccio pellegrino o solo virtualmente. E infine, il grazie più grande va a chi è la fonte di ogni ispirazione per un viaggio verso ovest come il mio: San Giacomo con il suo sorriso enigmatico, che chiama e aspetta i pellegrini, il suo Amico Gesù, che ci mette alla prova e ci accoglie alla meta… Grazie per ciò che è accaduto prima, grazie per questo Cammino meraviglioso, per i luoghi e le persone, statemi accanto per il futuro…
E quanto a noi… Arrivederci a Santiago! Ultreïa et Suseïa!

Tappa 93: Muxía – Finisterre. Alla fine del mondo

Ieri sera non sono riuscita a scrivere questo post. Un po’ perché ero stanca, un po’ perché avevo bisogno di digerire la giornata. La tappa da Muxía a Finisterre è stata bella e tosta, con 32km da percorrere e quattro colline da scavalcare. Abbiamo visto l’ultima alba sorgere sulla Galizia è consumato l’ultima colazione iperproteica. L’arrivo a Finisterre è stato surreale, con il mare, il cruceiro che ci dà il benvenuto, gli horreos che spariscono per lasciare spazio alle case dei pescatori.
Siamo andati in spiaggia, ho toccato l’acqua dell’oceano e ho scoperto che era fredda gelata. Poi siamo andati a cercare l’albergue ungherese, dove sapevamo che Jocelyne già era alloggiata. Le abbiamo lasciato un biglietto e siamo tornati in spiaggia per il bagno di rito. L’acqua era davvero fredda e così il bagno l’ho fatto solo io. Siamo tornati in Albergue e ci siamo sistemati, poi spesa, pasta alla carbonara condivisa un’ultima volta con Jocelyne e via al faro: gli ultimi 3km verso ovest. Non so se davvero è entrato nella mia testa che non dovrò più camminare, nemmeno domani o dopodomani. Il tramonto è stato un’emozione unica, anche se le nuvole coprivano la linea dell’orizzonte. La cosa stupefacente è che, per la prima volta da quando siamo in Spagna, nonostante la quantità di gente abbarbicata sugli scogli, appena il sole ha iniziato a calare è sceso un silenzio totale sul capo, che è terminato con gli ultimi raggi. Dopo il tramonto abbiamo partecipato al piccolo falò di due pellegrini inglesi, bruciando due paia di slip e un calzino rotto e ponendo termine in modo ufficiale e rituale al pellegrinaggio. Sono state tutte sensazioni che ho vissuto molto intensamente, ma solo stamattina, salendo sul pullman che ci sta riportando a Santiago, sono tornate le lacrime. Abbiamo salutato Jocelyne, che ci aveva aspettati a Finisterre per vedere insieme il tramonto: il suo cammino di vita ancora non è chiaro e dovrà decidere presto cosa fare e come continuare questo lungo viaggio che chiamiamo Vita.

Tappe 91 – 92: Negreira – Olveiroa – Muxía. La magia dell’Oceano

Mi devo scusare con chi mi segue da tanti giorni perché da un po’ non trovate più le foto in fondo a ogni post. Dovrò rimediare al mio ritorno, perché, purtroppo, la nuova versione della app che utilizzo per aggiornare il blog si pianta nel caricare le foto…le potete però vedere tutte nell’album Flickr in cui le carico ogni volta che posso.
Questa sera scrivo dall’albergue ungherese di Muxía, a pochi passi dall’oceano. Fa ancora impressione leggerlo: siamo proprio sulle sponde dell’oceano! Quando oggi lo abbiamo intravisto fra i tronchi di eucalipto, un po’ sembrava uno scherzo e un po’ mi è mancato il fiato. Stavamo camminando con Luca e Cinzia, gli altri 2 sopravvissuti del gruppo di pellegrini che ha varcato con me i Pirenei il 16 luglio: abbiamo guardato quello spicchio di blu e improvvisamente è calato il silenzio. Abbiamo camminato fino alla spiaggia e lì abbiamo lasciato gli zaini, per avvicinarci un po’. Erano diversi giorni che soffrivamo tutti un po’, psicologicamente: prima le orde di turisti camminanti e la lotta all’ultimo letto libero, poi l’atteggiamento molto disinvolto nel gestire gli albergues che hanno qui in Galizia, dove il pellegrino si sente talvolta una carta di credito ambulante. Poi, soprattutto, la separazione dagli amici e i saluti…insomma, fino a ieri il morale era piuttosto bassino. L’oceano ha cambiato tutto: domani è l’ultimo giorno e abbiamo voglia di festeggiare. Così, siamo andati a cena al O Cordobés, abbiamo riabbracciato Mark, che oggi è arrivato da Finisterre, abbiamo riso e condiviso racconti e canzoni, accompagnati dalla fisarmonica del padrone…insomma, ci siamo goduti la gioia che ci ha donato l’Oceano. Questo anche se il santuario di Nostra Signora della Barca è inagibile perché ancora sono in corso i lavori di ripristino del tetto.
Domani andiamo a Finisterre: sarà la novantatreesima tappa a piedi, l’ultima per ora, e varcherò i 2400km. Ci saranno la spiaggia, l’Oceano, le conchiglie, il falò, il faro e soprattutto il tramonto e, come il sole, anche noi potremo iniziare una nuova fase della nostra vita.

Tappe 89 e 90: Santiago de Compostela – Negreira. Non si arriva mai

Quella di ieri non è stata una tappa da percorrere a piedi, quanto con il cuore, una tappa interiore, forse un po’ per tutti noi. Era il compleanno di Alessandro e volevamo festeggiare insieme con allegria, è arrivato a Santiago il marito di Anna, la nostra ultima aggiunta al gruppo che Mark aveva denominato il “Wolf Pack”, tanto tempo fa. Chrissa non stava bene, Zac era rintronato dai festeggiamenti della sera prima…insomma, una giornata difficile per tutti. Con in più la prospettiva di salutarci definitivamente perché stamane noi due saremmo partiti da soli per gli ultimi 4 giorni di Cammino che ci separano dall’Oceano. Dopo aver condiviso l’ultima cena, i saluti sono stati la cosa peggiore vissuta in tutti questi 90 giorni: dopo aver imparato a voler bene a questi ragazzi venuti da ogni parte del mondo, sembra brutto e impossibile non sapere che non ci vedremo più per chissà quanto tempo, perché ognuno è destinato a tornare a casa, a portare con sé una parte del mio Cammino e del nostro cuore.
Oggi, nonostante la tristezza e la voglia di rivedere Roch fare a pezzi peperoni e zucchine durante la colazione, Chrissa arrivare con enormi pacchi di cereali o di Cheerios da mangiare a secco, Zac con lo zaino storto e i piedi da incerottare e Anna che arrivava sempre per ultima e ci sfotteva per i nostri tempi biblici nel consumare la prima colazione, la seconda colazione e tutti i pasti regolamentari degli Hobbit, siamo partiti zaino in spalla, attraversando la piazza della cattedrale e scendendo la scalinata verso ovest.
I 20 km verso Negreira sono stati belli, desolati, apparentemente lontanissimi dalle folle di fake pilgrims con pullman al seguito degli ultimi giorni. Attorno a noi c’erano solo boschi di eucalipti e qualche gruppetto di case e un sacco di salite e discese da percorrere senza pensarci troppo. Il punto più bello è stato sicuramente il grande ponte di pietra che precede Negreira solo di pochi chilometri.
In Albergue abbiamo trovato ad accoglierci una doccia gelata e un mix di pellegrini provenienti un po’ da tutti i Cammini: dal Francese, dal Norte, dal Portoghese…i nostri amici Luca, Cinzia, Pablo, Julie e Brian li abbiamo ritrovati per cena in paese e ancora per un po’ ci siamo sentiti a casa, protetti dalla nostra famiglia viandante…ma domani ci saranno altri addii… E io odio gli addii!