Note a margine del mio Cammino in Italia

Questi primi 10 giorni di Cammino, che ho fatto in Italia, sono stati, da un lato, bellissimi e, dall’altro, difficili. Bellissimi per i tanti amici conosciuti e reincontrati dopo tanto tempo, per il tempo condiviso con loro, per l’amore ricevuto e donato. È stato meraviglioso vedere come questa esperienza “strana” che sto vivendo abbia suscitato e continui a suscitare l’entusiasmo e la curiosità di molti: il loro sostegno mi ha ripagata della solitudine e della fatica. Senza contare che ho anche imparato delle cose nuove: ad esempio, lo sapevate che gli escursionisti piemontesi devono ringraziare tanti volontari che vanno a fare ranze runze? Ossia vanno a pulire e sistemare la segnaletica dei sentieri… Carlo mi ha insegnato questo termine stupendo! E anche Accob fa ranze runze sulla Francigena, anche se armato di bicicletta e segnalini da piazzare…già, perché le vie non si segnano mica da sé!
D’altro canto, però, questi primi giorni di Cammino, che sono circa il 10% del totale, mi hanno anche messa alla prova. Sicuramente è un’esperienza diversa dal Cammino Francese, dove la parola chiave è compartir. A parte le persone cui ho accennato e la mia famiglia, in effetti non si può dire che ci sia molta gente con cui condividere molto. A pochi chilometri da Susa, un ragazzo a cui abbiamo chiesto informazioni ci ha detto candidamente: “Non credevo che qualcuno facesse davvero la Via Franchigena”. E infatti in 6 giorni di Francigena non ho mai pernottato con altri pellegrini (se non Alessandro) e ne ho incontrati solo 5 lungo la via. Eppure, contrariamente a quanto molti credono, la Francigena (almeno nel tratto che ho percorso) non è un Cammino caro: su 6 tappe solo una volta ho dovuto dormire in un B&B, pagando comunque solo 20€ per un monolocale a mia disposizione. Tutte le altre sere l’ospitalità era garantita ai pellegrini in cambio di un’offerta libera. È però vero che il pellegrino viene guardato con curiosità o, forse, in aderenza all’etimologia del termine: come un tizio “strano” che va per campi che non sono i suoi. In quanto a educazione, sensibilizzazione, diffusione e promozione la strada da fare è ancora lunga, ma il patrimonio che abbiamo a disposizione è ricchissimo e la via è percorsa soprattutto da stranieri che se ne rendono conto meglio di noi!
Un’altra cosa che mi è molto chiara dopo questi primi dieci giorni è che per me invecchiare significa conoscere la fatica del distacco, sia dalle persone care, per le quali poi mi preoccupo inevitabilmente, sia da mio marito, che mi manca come se mi mancasse un braccio… Insomma, i 30 anni mi hanno regalato la consapevolezza che non posso più camminare con lo zaino. vuoto di pensieri verso casa, come nel 2008…

Un commento su “Note a margine del mio Cammino in Italia”

  1. Ciao Sara,
    belli e veri i tuoi pensieri. Non sono d’accordo sul fatto dell’invecchiamento, ma solo perché io ho fatto il mio primo cammino a 54 anni :-).
    Purtroppo la Francigena è molto solitaria ancora (molto meno nella parte centrale in Toscana). Io in tutto il tratto da Lausanne a Roma ho camminato in compagnia soltanto con 2 persone oltre a quelle con cui camminavo per scelta (altre 2) e ne ho incrociate poche altre. Non ho praticamente mai avuto la possibilità di “compartir”. Quest’anno sto facendo alcuni tratti laziali della Francigena (io sono a Roma ricordi?) ed ho incontrato molta più gente, mai coma sul francese è chiaro, ma è un passo avanti e noi sappiamo cosa vuol dire andare avanti un passo dopo l’altro.
    Ora ti aspetta la Francia che, a quanto ho letto in giro, è ancora più solitaria e difficile. Ma, se ho capito bene, sarai in compagnia e sarà bello. Attendo e seguo sempre i tuoi aggiornamenti.
    Buon cammino, bon chemin, buen camino !!!
    Guido

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