Digressioni

1 anno fa…

Un anno fa iniziava tutto, se si può dire così. Un anno fa a quest’ora già stavo pregustando la fine della prima tappa del mio Cammino verso ovest. Un Cammino sognato a lungo, che ho iniziato chiedendomi dove sarei riuscita davvero ad arrivare… domanda alla quale ho trovato risposta solo guardando quello scoglio lanciato nell’Oceano proprio davanti al tramonto di Finisterre. È passato un anno e ancora non riesco a credere di essere arrivata là… ho ancora nel naso l’odore del mare, ma anche l’odore della terra umida di rugiada delle tante mattine in cui mi sono alzata presto e, zaino in spalla, ho iniziato a camminare. A volte, sentendo una canzone o anche solo spingendo il carrello al supermercato, passeggiando per strada, un colore, un odore, mi riportano là, come se una mano mi tirasse per l’ombelico e mi catapultasse da qualche altra parte: in mezzo alle risaie della Lomellina, nei boschi della Val di Susa bagnati di pioggia, sul Canal du Rhone à Sète con il temporale che mi inseguiva, in mezzo alle vigne e ai campi di grano dopo Carcassonne, su un sentiero a fissare i vitelli dei Pirenei che mi fissavano a loro volta, o in un bar spagnolo, a ridere per una gallina che amava la compagnia dei pellegrini… non so mai dove mi porterà. Ma so che sarà bello tornare là per qualche secondo e risentire odori e suoni lontani ma che sono sempre con me.

Dopo un anno lo so, anche più di quanto non mi fossi resa conto le altre volte: il Cammino non finisce a Santiago, sulla piazza di pietra, o sulla scogliera davanti all’Oceano. Il Cammino non finisce mai, cammina dentro di noi e ci spinge a restituire quello che abbiamo ricevuto, a rimetterci in gioco, a voler andare sempre oltre… anche dopo un anno, anche dopo 10. Sempre.video-391

Notes about my Way in Italy

These first 10 days of walk in Italy were, on one hand, very beautiful, and on the other one, very difficult. They were very beautiful thanks to all the friends I met for the first time of after a long time we hadn’t seen each other, for the time we shared and for the love I received and I gave. It was wonderful to see how this “strange” experience I am living is arising so much enthusiasm and the curiosity of many people: their support repayed the loneliness and the fatigue. And I also learned new things: for example, do you know that the hikers in Piemonte should thank all those volunteers who go doing ranze runze? This means that they go cleaning and fixing the markings on the trails… Carlo taught me this very nice word! And Accob too does ranze runze on the Via Francigena, even if his tools are a bicycle and the markings he leaves on the trail… that’s true, because the ways don’t get marked by themselves!
On the other side, these first days of walk, that are about the 10% of the total, put me on the test. This surely is a very different experience from the Camino Francés, where the keyword is compartir. A part from the people I wrote about and from my family, I cannot really say that there are many people with whom I could share. A few km from Susa, we asked for information to a boy and he simply told us: “I didn’t really believe that somebody walked the Francigena”. And indeed, during 6 days on the Via Francigena I’ve never shared the bedroom with anybody else than Alessandro, and I met only 5 other pilgrims while I was walking. But, contrary to the current position, the Francigena (at least for what concerns the part I walked) is not very expensive: on 6 stages I had to sleep in a B&B only once, paying only 20€ for a studio flat. All the other nights, the hospitality was granted to the pilgrims on donativo (the Spanish way of saying free offer). By the way, it is also true that people still look at the pilgrim with curiosity, or maybe better: like a “strange” person who wanders among fields that he doesn’t know… as the word “pilgrim” means. In terms of education, awareness, dissemination and promotion, there still is a long way to go, but the heritage that we have is very rich and the way is walked mostly by foreigners who are better aware of this than we are.
A last thing that is very clear to me, after these first ten days is that, for me, getting older means learning to deal with the stress of the separation, from my relative, for whom I’m worried, of course, and from my husband, who I miss in the same way I would miss a harm… In short, my 30th year gave me realization that I can no longer walk with my backpack emptied of the worries about my home, like I did in 2008…

Tappa 77: Mansilla de las Mulas – León. La carovana del Cammino

Oggi siamo arrivati a León, all’albergue delle monache benedettine, dopo una tappa di soli 18km, senza quasi aver sudato grazie al clima fresco di questi giorni. In fila all’albergue c’era già un sacco di gente, fra cui molte facce nuove di pellegrini pronti a mettersi in cammino da qui…ma c’era anche Jocelyne, che ci aspettava con Sean! È stata una bellissima sorpresa riabbracciarla, anche perché pensavamo fosse molto più avanti di noi. In fila c’erano un po’ tutti coloro che hanno condiviso con noi i primi 500km di Cammino Francese: oltre a Jocelyne c’erano i Francesi, i Tedeschi, Luca e Cinzia, Christina, i Catalani, la famiglia di Barcellonesi e altri che avevamo un po’ perso per strada. Passeggiando per León, poi, abbiamo incontrato tanti altri: il Cammino è compartir, incontrare ogni giorno nuove persone, condividere emozioni e allargare il proprio mondo, facendo entrare nuovi amici. Ma nel giro di poco, si trasforma in una carovana di persone che si spostano più o meno insieme: di alcuni ti fidi, di altri conosci i problemi alle gambe o ai piedi, di altri scopri un pezzetto di storia. Sai che quello russa, che quell’altro è vegetariano, che a quella ragazza hanno rubato una maglietta e quell’altro ha perso il cellulare. Questa (io) è celiaca – e tutti gli Spagnoli cercano di aiutarmi a trovare cibo senza glutine -, e quell’altra è vegetariana. Ci si cerca un po’ ogni sera, ci si informa su vesciche e tendiniti, ci si preoccupa se non si vede una persona per più di due giorni…insomma siamo un piccolo mondo che si sposta all’unisono!

La leggenda della Dama Carcas

Ancora una volta, lungo il mio cammino, incontro una leggenda legata alla figura di Carlomagno: questa volta si tratta della leggenda della Dama Carcas. La città di Carcassonne era a quei tempi governata dal saraceno Balaak, la cui sposa si chiamava, appunto, Carcas. Quando Carlomagno condusse la sua campagna contro i Mori per liberarne la Spagna, cinse d’assedio la città e, durante gli scontri, Balaak perse la vita. Ma la Dama Carcas non si perse d’animo e condusse ella stessa le difese. Dopo 5 anni di assedio, la città era stremata e quasi tutti i difensori erano morti per la fame: la Dama Carcas fece allora sistemare al loro posto dei manichini di paglia per ingannare il nemico. Ma il problema più grave era la fame: ormai in città non rimaneva altro cibo che un porcellino e una misura di grano. Carcas ebbe un’idea: diede da mangiare al maialino il grano e poi lo catapultò, come regalo, nel campo dei Franchi. Cadendo, dallo stomaco del porcellino uscì il grano che aveva appena ingerito. Carlo, visto questo, diede ordine di togliere l’assedio: dopo 5 anni a Carcassonne c’era ancora tanto cibo da dare il buon grano ai porci!
Quando il campo fu tolto e l’armata si fu allontanata, la Dama fece suonare le trombe (Carcas-sonne) e richiamare il re. La sua astuzia aveva infine salvato la città e lei propose un’alleanza di pace al re dei Franchi.

Tappa 35: Argeliers – Homps. Il Dio dell’acqua, del vento, dell’ombra.

La mattina cerco di partire alle prime luci dell’alba: un po’ per sfuggire al caldo, un po’ perché c’è la luce più bella, quella che ti fa pensare, che ti permette di guardare il mondo con meraviglia e occhi nuovi… Man mano che il sole si alza, la mia ombra si accorcia, c’è più gente in giro, più saluti da fare… Più fatica nella schiena e nelle gambe… La testa si chiede perché deve andarsene in giro con quel caldo… E allora mi è chiaro qual è il Dio in cui credo. È quel Dio che, quando creò la luce, decise che essa avrebbe proiettato un’ombra colpendo gli oggetti. Che quando creò la terra, fece anche il vento che ne accarezzasse la superficie, che quando creò l’acqua la fece fresca. È un Dio che ci ama, che ama noi pellegrini, perché senza l’ombra sulla testa, il vento sulla pelle e la frescura dell’acqua saremmo perduti. E il disappunto che provo nel vedere quanti platani devono essere tagliati oggi, perché malati, è lo stesso di Giona quando il verme rose la pianta di ricino che lo aveva riparato dal sole.
Ma anche il caldo mi insegna qualcosa; mi insegna che non sempre è facile ottenere quello che cerchiamo, che bisogna stringere i denti, bere un po’ d’acqua e andare avanti, nella polvere, ringraziando per il sole che ci tormenta ma ci dona la vita ogni giorno… Sempre avanti, verso i Pirenei, verso l’estremo del continente!

Per la cronaca, questa sera siamo alloggiati nella ex-residenza del capitano dell’Ordine di Malta, a poche decine di metri dalla cappella dedicata all’Arcangelo Michele, che apparteneva all’Ordine degli Ospitalieri di San Giovanni. Questo per dire che, oggi come ieri, i pellegrini si tracciavano la via più comoda verso la meta!

20140621-200229-72149106.jpg

20140621-200231-72151860.jpg

20140621-200232-72152688.jpg

20140621-200229-72149941.jpg

20140621-200233-72153548.jpg

20140621-200311-72191224.jpg

20140621-200312-72192930.jpg

20140621-200310-72190380.jpg

20140621-200309-72189530.jpg

20140621-200312-72192071.jpg

20140621-200348-72228669.jpg

20140621-200347-72227811.jpg

20140621-200349-72229545.jpg

20140621-200350-72230376.jpg

20140621-200351-72231401.jpg

20140621-200533-72333697.jpg

20140621-200534-72334520.jpg

20140621-200536-72336125.jpg

20140621-200535-72335308.jpg

20140621-200536-72336919.jpg

20140621-200612-72372097.jpg

20140621-200614-72374491.jpg

20140621-200611-72371338.jpg

20140621-200612-72372869.jpg

20140621-200613-72373685.jpg

20140621-200615-72375270.jpg

I passi, i giorni, il ritmo, sempre più in là…

A volte mi sembra di essere partita da una vita, mentre sono solo un mese e 3 giorni. I giorni e le tappe, i paesi e gli incontri si confondono quasi gli uni con gli altri, sembrando a momenti infiniti, a momenti pochissimi.
Sono gli scherzi della routine del Cammino, che ha un ritmo sempre uguale a se stesso, come i miei passi: ti svegli, mangi, chiudi lo zaino, parti, cammini, vivi, mangiucchi; arrivi, doccia, lavi, ti riposi, visiti la città, fai un po’ di spesa, mangi, chiami a casa, dormi.
Ogni giorno è sempre uguale a se stesso, ogni giorno è sempre profondamente diverso.
Mi guardo indietro e mi sembra di fare questa vita da almeno un anno e invece sono 33 tappe…eppure… Le risaie, le montagne, il freddo, i saliscendi infiniti, il caldo terribile, la pianura, i canali e gli stagni, il mare… Quanti paesaggi ho attraversato in questi pochi giorni! In soli 840km di Cammino…un passo dopo l’altro, un campo dietro l’altro, una montagna via l’altra, fra piccole e grandi città, borghi sperduti, posti nemmeno definibili borghi…eppure ci siamo passati! Volti accoglienti, persone indifferenti, abbracci, domande… Ogni sera la voglia di avere accanto chi non può essere con me, ogni mattina la voglia di ripartire e camminare per avvicinarmi un po’ di più al momento in cui ci incontreremo…
Dopo settimane in cui chi non era coinvolto nella rete di solidarietà che in Francia circonda, un po’ di nascosto, i pellegrini verso Compostela si mostrava perfettamente indifferente alle nostre motivazioni e ai nostri destini, oggi per la prima volta, ben 9 persone mi hanno fermata e mi hanno chiesta dove andassi, da dove fossi partita e forse una scintilla di curiosità l’ho vista accendersi negli occhi di qualcuno di loro… Semi pellegrini sparsi lungo il Cammino verso ovest… Solo El de Arriba legge i cuori e saprà se porteranno frutto!
Per ora, io mi sono cosparsa i piedi di limone e posso spegnere la luce, in attesa dell’alba…

Il Cammino di Compostela non è il Club-Med!

Se contate di trascorrere delle vacanze poco costose con delle prestazioni di lusso, provando anche il brivido del Medioevo,

NON PARTITE!

Se fin dai primi giorni non la finite più di mugugnare contro i vari tipi di alloggi, col pretesto che non offrono ciò a cui siete abituati in vacanza,

TORNATE SUBITO A CASA

e lasciate il Cammino a chi è semplicemente felice di essere su un grande cammino di storia.

IL TURISTA PRETENDE, IL PELLEGRINO RINGRAZIA

Esposto nella Maison des Pèlerins a Saint-Gilles du Gard

Camminare… Con la testa nello zaino

Tutti gli oggetti che ti servono sul Cammino possono stare in uno zaino di 10 kg. Ma non è detto, nemmeno se il tuo zaino pesa il doppio, che tu riesca a fare il Cammino e ad uscirne intero. La cosa più importante da portare, in realtà, non va nello zaino: è la testa. Non le gambe, non i piedi, non le spalle, ma la testa. Puoi avere con te i materiali migliori, esserti allenato per mesi, avere chiare le tappe e le ospitalità, ma se la testa non è in cammino, allora non serve a nulla.
Ti serve una testa che non pensi alla meta: quella è troppo lontana, anche quella di stasera. Che pensi a sopravvivere e scovi gli angoli d’ombra, gli alberi da frutta, si sappia svegliare e riposare bene. Che pensi al corpo e non gli lesini le cure necessarie, le piccole attenzioni, ma che non faccia caso ai piccoli problemi. Al doloretto, al sudore che inzuppa una maglietta tecnica non “inzuppabile”; una testa che sappia però dare il giusto peso a ciò che il corpo le comunica. Una testa che non guardi negli angoli delle stanze in cui dormirai, per non notarvi la polvere o la sporcizia, ma si concentri piuttosto sul lavare bene i vestiti di oggi e sul disinfettare con cura la tua nuova vescica.
Una testa che pensi che, ogni passo che fai, ti avvicina di più a chi ami, non che te ne allontana di altri 50 cm.
Serve una testa che sappia guardare vicino e lontano allo stesso tempo, perché se non superi questa collina o quella pianura sterminata, allora non arriverai ai Pirenei. Non vedrai l’oceano. Una testa che ricordi perché lo fai. Anche se nemmeno tu, forse, lo sai.