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Tappe 69 e 70: Belorado – Atapuerca – Burgos. I giorni di Dolore che uno ha…

Negli ultimi due giorni non ho dato notizie, in parte per carenza di elettricità e di wi-fi. In parte perché il mio mignolino sinistro ha deciso di fare ancora i capricci e il nostro amico Zac sta avendo dei brutti problemi con le vesciche. Vi risparmierò dettagli su cerotti, aghi e fili, ma, ad ogni modo, siamo riusciti ad arrivare a Burgos. Oggi abbiamo visitato la città e la cattedrale e Alessandro ha potuto ammirare uno dei più bei gioielli del gotico spagnolo. Ora vi lascio con le foto: mi preparo alle Mesetas, che domani affronteremo!

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Tappa 68: Granon – Belorado. La noia e la pazienza.

La tappa di oggi è classificabile forse come la più noiosa di tutte quelle affrontate finora. Forse per la foschia che non se n’è andata per tutta la mattina. Forse perché abbiamo dormito poco e, come dice Zac, al 90% è questione di testa. Forse perché il Cammino costeggia per più di due ore la Nazionale. Forse perché non avevamo tanta voglia di camminare e basta. Fatto sta che abbiamo accorciato il programma e, dopo 16km, ci siamo fermati a Belorado, anziché proseguire fino a Villafranca de Montes de Oca. Ma il Cammino è anche imparare ad adattarsi alle necessità del corpo e della mente!
Più che della tappa di oggi, però, vorrei scrivere un po’ di quello che mi ha lasciato la giornata di ieri, conclusasi a Granon, in uno degli Albergue più belli del Cammino Francese, dove i pellegrini vengono accolti da 18 anni con uno spirito autentico di condivisione e semplicità. Nel pomeriggio, a causa della maleducazione di due signore che incontriamo spesso e che trattano i dormitori come il salotto di casa loro, mi è stato impossibile fare la siesta, che, dopo 28km, è sempre gradita. Questo mi ha molto irritata, ma non abbastanza da zittire le signore in questione. Tuttavia, dopo la merenda al bar, sono rientrata per aiutare a preparare la cena e per la Messa. Non so perché, ma ho percepito qualcosa di diverso nelle stesse due signore: come un imbarazzo, un’incapacità di rapportarsi liberamente con gli altri (forse a causa del fatto che vengono dall’Europa dell’Est e hanno un po’ di problemi linguistici), ma una certa voglia di farlo, seppur con un po’ di imbarazzo. In realtà il loro atteggiamento non era cambiato, ma ho capito che in quel momento mi era chiesto di portare pazienza e di accoglierle, nonostante tutto. E allora, proprio ciò che più mi era pesato è stato trasformato in un’occasione per ringraziare durante la preghiera della sera.

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