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Tappe 85 e 86: Portomarín – Ponte Campana – Arzúa.

Scrivo questo articolo da Arzúa, circa 38 km prima di Santiago. Le due tappe di ieri e di oggi sono state molto più rilassanti dei giorni che hanno seguito il nostro ingresso in Galizia. Purtroppo, sebbene una delle cose più belle del Cammino sia proprio che non è necessario prenotare e programmare tutto, apparentemente questa settimana questa filosofia non è più mantenibile, soprattutto a causa delle avverse condizioni meteo. Di conseguenza, ho provveduto a prenotare gli albergues per queste due tappe, tornando all’Albergue Casa Domingo, dove già mi ero trovata molto bene due volte, e un privato ad Arzúa. Di conseguenza, abbiamo tutti recuperato un bel po’ di tranquillità nel camminare, tornando ai ritmi rilassati che hanno sempre caratterizzato il nostro pellegrinare. Il nostro programma, ora, è di arrivare domani al Monte do Gozo e a Santiago per la mattina di Ferragosto, in modo da partecipare alla Messa di mezzogiorno, dove dovrebbe esserci anche il Botafumeiro. Questo è il momento della gioia per la meta che finalmente sembra raggiungibile, ma anche il momento di trarre le somme di quanto il Cammino ha dato a ciascuno di noi. Per me il tempo delle somme dovrà aspettare ancora il raggiungimento dell’Oceano: questa volta Santiago sarà davvero una tappa, forse la più importante, forse una delle più tristi, ma una tappa in cui perderò alcuni amici per poi proseguire, con Alessandro, verso la Fine del Mondo.

Tappa 84: Calvor – Portomarin. It’s getting lighter!

La tappa di oggi è stata molto bella: attraverso paesini e stalle, campi di mais e pascoli, insomma in pieno paesaggio galiziano, con l’odore delle mucche come sottofondo principale. Però non vorrei parlare di questo, perché ieri è successa una cosa che mi ha colpita: Anna, una ragazza italiana che cammina con noi da El Ganso ed è partita da León, ha incontrato alcuni pellegrini senza zaino italiani che le hanno fatto i complimenti perché cammina sola senza prendere l’autobus e perché si porta lo zaino. A parte il sorriso che questo episodio ci ha strappato, mi ha fatto riflettere sul fatto che gran parte degli insegnamenti che ho tratto fin qui dal mio Cammino sono legati allo zaino. Come mi ha detto Jocelyne quando ci siamo incontrate di nuovo dopo diversi giorni, una delle cose più sensate e più vere che le abbia detto è che lo zaino alla fine del Cammino deve diventare più leggero. Così come la nostra vita. Fare lo zaino e portarlo sulle spalle equivale ad affrontare le nostre paure e a stimare quanto sappiamo rischiare, quali cose sono per noi irrinunciabili e quali altre secondarie. Vedere tanti camminare senza zaino in questi giorni e anche sentirli affermare quanto sia più facile che portandosi appresso il sacco, mi fa dispiacere per loro perché perdono una grande occasione di discernimento. Infatti è impossibile finire il Cammino sani se le nostre paure sono più pesanti della nostra capacità di portarle e se non siamo capaci di lasciare dietro di noi i pesi inutili. Invece, quanto per noi è fondamentale deve scaricare correttamente il proprio peso sulle gambe e sulla schiena, ogni cinghia deve essere regolata a dovere, così che il peso non ci affatichi, le spalle non facciano male … E la nostra vita diventi più leggera… IT’S GETTING LIGHTER!