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Tappa 9: Sant’Ambrogio di Torino – Sacra di San Michele – Susa

Oggi ci sono stati due fattori che hanno reso pesante la tappa. Il primo era la necessità di arrivare a Susa in tempo affinché Alessandro non perdesse il treno per Torino (alle 16:10). Il secondo era la presenza, fin dal mattino di un fronte di nuvole gonfie e scure sulle montagne a nord. Naturalmente, poi, a noi non piace avere una vita semplice e così ci siamo detti che, non essendo riusciti a salire alla Sacra ieri sera, dovevamo farlo oggi! Quindi abbiamo aggiunto circa 4km con pendenza media del 18% a una tappa di 29km! Eppure ce l’abbiamo fatta: 33km in 7 ore e qualcosa, con la salita e la discesa alla Sacra come aperitivo… Nella peggiore tradizione dei velocisti del Cammino, ma tant’è!
Io ho camminato tutto il giorno con il cuore combattuto: per raggiungermi qua e là, Alessandro si sobbarca già un carico sufficiente di fatica e, se avesse perso il treno delle 4 sarebbe arrivato a casa a mezzanotte passata con la prospettiva di partire all’alba con valigia da fare e tutto il resto! Ma, d’altro canto, non volevo lasciarlo partire: ora passerà probabilmente qualche settimana prima che potremo rivederci. Con l’età mi sto rammollendo, lo so, ma già mi manca terribilmente!
Vabeh… A parte questo, che forse vi interessa anche poco, la tappa è molto bella, e si snoda fra il lato destro e sinistro della valle. La Sacra di San Michele è uno splendore (noi dovremo tornarci: al nostro passaggio era ancora chiusa!) e vale la fatica spesa per raggiungerla! Per il resto, purtroppo oggi tutto era reso più cupo dalle nuvole incombenti, che ancora minacciano pioggia, e dal mio umore…
Ora scrivo dalla poltroncina in dotazione alla cameretta singola che mi hanno riservato le suore di San Giuseppe qui a Susa: per questo e per le attenzioni affettuose, va un sincero grazie a suor Bibiana, che accoglie i pellegrini! Domani sera arriva Stefano e confido che riuscirà a riportarmi il sorriso! 20140525-174210-63730486.jpg

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Tappe 7 e 8: Torrazza Piemonte – Torino – Sant’Ambrogio Torinese

Ieri non sono proprio riuscita a scrivere nulla: ero veramente disfatta e ho preferito godere di un po’ di riposo e della compagnia degli amici che mi hanno ospitata a Torino… Spero mi scuserete!
Comunque ieri mattina sono partita con gli auguri un po’ scettici di don Patrice di non trovare pioggia lungo la via per Torino e, invece, mi è stata donata una giornata splendida: soleggiata e calda! Camminando in mezzo a campi bagnati di rugiada e della pioggia della sera precedente, mi sono bevuta senza accorgermene, il pezzo di strada che collega Torrazza a Chivasso. Davanti al Duomo mi sono liberata dello zaino e ho aspettato Valeria, un’amica pellegrina che si è offerta di aiutare un amico in difficoltà. Dopo un cappuccino insieme siamo ripartite insieme per condividere un pezzo di strada e ci siamo salutate dopo aver incontrato una passeggiatrice più “professionista”. Dopo nemmeno 2km ho incontrato Carlo, un altro pellegrino, che mi è venuto incontro da San Mauro Torinese. Insieme abbiamo percorso, fra una chiacchiera e l’altra, il Cammino lungo il Po e poi da Gassino a San Mauro. Arrivati ancora una volta al Po, la strada per raggiungere la casa di Barbara, Marco e Margot, i nostri hospitaleri, era ancora lunga almeno 10km. Con altri 30 alle spalle, nonostante la mia scarsa propensione a prendere mezzi pubblici, mi è sembrato insensato percorrere 40km concludendo la tappa attraverso Torino…e così Carlo mi ha accompagnata in un tour sull’autobus 61 fino a Porta Nuova e poi sulla metropolitana senza autista fino a trovare Barbara, una mia collega, che portava a spasso Margot!
Per cena, è arrivato anche Alessandro, mio marito, e siamo andati tutti insieme cena in una trattoria piemontese con la Manu, un’altra fantastica archeologa, suo marito Michele e la dolcissima Sofia dalla folta chioma.
Stamane ci siamo riportati sulla Francigena lungo Corso Francia e siamo usciti da Torino per raggiungere Rivoli, Rosta e la chiesa di Sant’Antonio di Ranverso: un gioiello ben nascosto alle pendici delle prime colline che immettono in Val di Susa. Gli affreschi di fine XV secolo ci hanno lasciati a bocca aperta e ci hanno dato la spinta per procedere fino ad Avigliana, dove abbiamo sostato per uno spuntino. Il kiwi e la banana devo averci offuscato il giudizio, visto che poi abbiamo prontamente perso le frecce e, per ritrovarle, abbiamo attraversato tutto il centro storico. Essendo un po’ in anticipo per l’arrivo a Sant’Ambrogio, ci siamo anche concesso un pranzo veloce al bar Tritolo, presso il museo del dinamitificio di Avigliana. Gli ultimi 3km li abbiamo fatti in compagnia della Sacra di San Michele, che dominava dall’alto il paesaggio…ora attendiamo don Romeo per prendere alloggio e andare, senza gli zaini, a visitare San Michele sul suo nido d’aquila!

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Tappa 6: Castell’apertole – Torrazza Piemonte. Tanto sei giovane!

Anche oggi la mia tappa si è conclusa, con mia grande sorpresa, all’ora di pranzo. Ora sto scrivendo nel paradossale, ma comodo e accogliente, scenario del locale attrezzato da don Patrizio per i pellegrini, in mezzo ai tipici armadi in formica e specchi delle sacrestie, letti e brande pieghevoli, cesti di catene di carta reduci o pronti per la festa del paese, quadri da mettere all’asta, eccetera… Don Patrizio, parroco Rwandese, accoglie qui i pellegrini che vanno a Roma e a Santiago da 15 anni e mette a loro disposizione parte della sua casa con un bagno completo di grande doccia ad angolo! D’altronde, l’hanno mandato in una parrocchia dedicata a San Giacomo il Maggiore…che altro potrebbe fare?
La tappa di oggi, oltre a essere inaspettatamente breve, è stata defaticante dall’esperienza di ieri lungo la trafficatissima provinciale per Crescentino: ho camminato prevalentemente su sterrati, costeggiando e scavalcando canali artificiali (fra cui il Canale Cavour, che per portata sembra quasi un fiume) e attraversando una campagna coltivata a riso, grano e mais…così ricca da ricordarmi i campi del vecchio Maggot nella Contea di Tolkien! Ma giuro che non ho rubato nessuna carota!
Da Castell’apertole ho raggiunto, in poco meno di un paio d’ore, Lamporo: un simpatico paesino cresciuto lungo un canale, con tre chiese, di cui una appoggiata al canale (S. Rocco), una che ci sta a cavallo e una che lo guarda. Proseguendo poi attraverso i campi e seguendo la segnaletica accuratissima e affettuosa, dotata di frasi, benedizioni e poesie, mi sono trovata a Saluggia, circa alle 11:30. Per quel che ne sapevo la tappa era ancora lunga e in paese c’era il mercato. Quindi mi sono procurata qualcosa da mangiare e da bere e mi sono accampata sulle panchine in piazza, insieme agli anziani del paese.
“È una pellegrina?” “Sì” “Da dove arriva?” “Da Castell’apertole” “E dove va?” “Per oggi a Torrazza Piemonte” ” E allora le manca poco: massimo 5km” “Davvero?! Pensavo ne mancasse ancora il doppio!” “No no… E poi tanto è giovane!” … Sarò anche giovane, ma la strada da fare è la stessa… Dopo aver finito di mangiare, mi rimetto in cerca dei segnali della Via Francigena che, naturalmente, non passa dal centro di Saluggia, condannando teoricamente il pellegrino a evitare panchine, fontanelle e negozi in cui comprare qualcosa da mangiare. Non trovo i segnali. Mi aggiro per un po’, finché dei signori mi dicono che per andare a Torrazza c’è solo la provinciale: “C’era anche la discesa dei sassi, ma dopo è interrotta…vabeh che tu sei giovane…” Trovo finalmente due signore anziane: una delle due dice che a volte quelli con gli zaini passano sotto casa sua. La sua amica mi dà le indicazioni e trovo frecce e pellegrinetti: mi rimetto in marcia! Ecco la discesa dei sassi: è una discesa pavimentata in ciottoli colorati, poi la via svolta, seguendo la ferrovia…e sbucando in un roveto. Chi dovesse affrontare questo pezzo è avvisato: evidentemente non passano da un po’ a tagliare l’erba e così i rovi si stanno riprendendo il terreno…quindi, si consigliano i pantaloni lunghi o, in alternativa, la strada provinciale, visto che si tratta al massimo di 1km e che comunque dovrete seguirla anche per il chilometro successivo! Dopodiché, in meno di mezz’ora: Torrazza Piemonte…e anche oggi sono arrivata presto: meglio, le gambe si riposano in vista della Val di Susa! Vabeh che sono giovane!20140522-163015-59415366.jpg

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Tappa 5: Vercelli – Castell’apertole. Back on the road!

Oggi avevo previsto di percorrere circa 27,5km fra Vercelli e Castell’apertole, in realtà pare che la strada sia stata un po’ più breve: circa 23km. Tappa corta, quindi, ma decisamente migliorabile: la Via Francigena esce da Vercelli seguendo la strada per Trino (SS465) per circa 3km, tratto che è davvero un po’ stressante per il denso traffico dell’ora di punta. Dopodiché si prende una provinciale per Larizzate, Lignana e Castelrosso e, dopo più di 20km di asfalto, su strada molto trafficata, si arriva a un’area di servizio che ci introduce a Castell’apertole. Il clima è stato caldo e afoso… Ma, come ogni giorno, anche questa tappa mi ha regalato dei begli incontri. In stazione ho incontrato Wilma e il suo fidanzato, che mi hanno accompagnata per un’ora di cammino. Forse l’ora più tosta, visto che abbiamo prevalentemente camminato lungo la strada statale! Poco più di un paio di km dopo aver salutato i miei nuovi amici, poi, vedo arrivare un ciclista solitario dall’aria familiare: si tratta di Accob, che incredulo per la tristezza di questa tappa, mi ha fatto il grande regalo di accompagnarmi fino alla meta, schivando insieme a me auto e camion! Fra l’altro, mi ha anche regalato una bellissima bandana rossa fatta da lui, che già ho fissato allo zaino, così, se mi vedete passare sotto casa, non avrete dubbi sull’identità della pellegrina che va in senso “contrario”!
Anche oggi l’aspetto umano e gli incontri che sto facendo, hanno reso la giornata speciale e, fra una chiacchiera e un bicchiere di Coca-Cola, sono approdata alla camera di B&B dove ora mi sto rilassando, contando i resti delle zanzare che sto sterminando…credo mi renderanno metà dei soldi pagati per la stanza per aver bonificato l’ambiente da questi insetti!
Una nota di colore: mentre mi stavo registrando al B&B, mi è caduto l’occhio sulla copia del documento di Zdenko Jakob che mi precede di diversi giorni… È bello sapere che, in fondo, siamo tutti sugli stessi sentieri e tutti affrontiamo le stesse fatiche! Chissà se riusciremo a incontrarci fra qui e Compostela!
Domani mi aspetta Torrazza Piemonte, e venerdì Torino…buon Cammino!

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Mentre sono in pausa… le foto e altre note

Mentre sono a casa in pausa, in attesa di notizie dal meccanico, mi sono messa al lavoro sistemando le foto scattate lungo il Cammino e ho pensato di buttare giù qualche riflessione fatta.

Innanzitutto, tutte le foto che sto scattando, vengono caricate in alta risoluzione sul mio album Flickr, che potete trovare cliccando qui.

Camminando, in questi primi quattro giorni, ho percorso circa 126 km, partendo da Milano e andando un po’ a zig-zag per la Lombardia, fino a varcare il confine con il Piemonte e arrivare a Vercelli. Prima di partire alcuni mi hanno chiesto se mi fidassi ad andarmene in giro così, da sola, zaino in spalla. Se non me l’avessero chiesto, forse non mi sarei posta il problema, ma a posteriori, posso dire che sì: c’è da fidarsi ad andarsene da soli in giro per i campi e le strade provinciali, anche se si è donna e non si ha un aspetto feroce. In quattro giorni ho ricevuto solo solidarietà, affetto e accoglienza, anche da perfetti sconosciuti e persone che mi conoscevano solo per aver letto qualcosa in questo sito. Di alcuni di loro avete già letto nelle poche righe che ho scritto ogni sera… per me è stato davvero un’esperienza speciale scoprire lo spirito di accoglienza che si cela anche in Lombardia, recentemente nota solo per qualche genio che vuole affondare i barconi dei migranti. La solidarietà e l’accoglienza, lo diceva anche Manzoni, sono insite nello spirito dei Lombardi e si manifestano anche quando eleggiamo personaggi che non sanno fare altro che dire “Prima il Nord”…riscoprire tutto questo sulla mia pelle è stato bellissimo e perciò ringrazio di cuore tutti coloro che mi hanno aiutata, accolta e accompagnata in questi primi giorni, anche solo con una battuta scherzosa, come gli anziani di Nicorvo che abbiamo incontrato al bar ieri mattina.

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Un’altra cosa che mi ha molto colpita è stata il camminare “fuori pista” e anche un po’ “fuori mappa”. Infatti, per i primi 3 giorni, da Milano a Mortara, non ho seguito un Cammino “tracciato”, ma sono andata un po’ a naso.  Il primo giorno, con Stefano, abbiamo seguito la pista ciclabile che costeggia il Naviglio Pavese fra Milano e Pavia; il secondo giorno, per raggiungere la famiglia di Katia a Ferrera Erbognone, ho chiesto aiuto a GoogleMaps, che mi ha portata a destinazione, seguendo un po’ di provinciali e facendo un po’ (pochi!) di sterrati; il terzo giorno ho chiesto a GoogleMaps e poi mi sono inoltrata fra campi e risaie, camminando sugli arginelli che le separano e imprecando contro le sterpaglie e i canali non valicabili.

È stato bello rispondere ai saluti e alle domande curiose della gente che mi vedeva passare in luoghi in cui è difficile vedere un pellegrino o comunque un viandante.  E soprattutto, ho scoperto che sì, si può fare: uscire da casa e andarsene a piedi in giro per il mondo, senza venire investiti da un camion (prestando sempre la massima attenzione!): per chi vi incontrerà sembrerà una cosa strana, ma nel 90% dei casi, più che ostilità mostreranno ammirazione e forse anche un po’ di invidia! E l’esperienza mi ha sicuramente insegnato che i piedi possono davvero portarmi dappertutto, non solo dove non è stato tracciato un sentiero, ma anche dove nessuno ha mai pensato che potesse passare qualcuno!

Infine, sono proprio quei paesi “fuori dalle mappe”, come Ferrera Erbognone o Nicorvo (alcuni mi hanno chiesto dove cavolo fossi finita, perché non si trovano nemmeno sulla Guida Michelin!) a svelare il proprio cuore più accogliente. Sono questi paesini, dispersi fra i campi e le risaie ad avermi ricordato in modo così chiaro – e bello – che l’Italia non è tutta Milano, o Roma, o Torino, ma è fatta da un’infinita costellazione di piccoli e piccolissimi paesini dalla vocazione agricola e dal cuore semplice. Entrando a Cergnago o a Palestro, ad esempio, mi è venuto in mente l’ingresso a Belorado, Tardajos e ad altri numerosissimi e altrettanto minuscoli pueblos spagnoli da cui passa il Cammino Francese. Per tanti pellegrini, quei borghi rappresentano quasi il paradiso: una realtà fuori dal tempo e dal progresso chiassoso delle grandi città… li abbiamo dietro casa e ce li dimentichiamo quasi sempre!

Tappa 4: Nicorvo – Vercelli

Anche oggi Alessandro ha camminato con me e… Beh, per me è sempre più bello quando camminiamo insieme, anche se tanti dicono che la cosa migliore sia camminare da soli! La tappa di oggi si prospettava rilassante, al nostro risveglio: 20km pianeggianti e sereni sulla Via Francigena, in mezzo alle risaie e lungo l’argine del Sesia. E fino a Robbio è andata proprio così, con gli aironi che volavano via e le rane che si tuffavano in acqua al nostro arrivo, silenzio e sentiero ben tracciato. Da Robbio a Palestro, invece, la perdizione: grazie agli amici della Venice Way to Santiago abbiamo azzeccato almeno l’uscita dal paese, ma poi ci siamo trovati, seguendo al contrario le indicazioni della guida e le “mappe”, a vagare in mezzo a risaie allagate in un intrico di rogge. Arrivati a caso a una stradina che usciva da una cascina, l’abbiamo seguita in direzione ovest, abbiamo scavalcato una roggia a sud e, miracolo: un segnavia della Via Francigena! E allora: hop! Ci siamo girati di 180 gradi e abbiamo ritrovato la strada giusta… Forse aveva ragione Roberto ieri sera e la grappa si è vendicata facendoci smarrire la retta via, fatto sta che ancora dobbiamo capire il senso delle indicazioni della guida.
A Palestro, verso mezzogiorno, abbiamo fatto uno spuntino…ed ecco sbucare dalla via la macchina di mio padre con a bordo anche mia madre e mia nonna. Ci accordiamo per vederci a Vercelli, in corso Matteotti. Così, dopo aver rimesso lo zaino in spalla, ripartiamo. Dopo poco troviamo il nostro terzo pellegrino diretto a Roma (i primi due li abbiamo incontrati ieri a Mortara): un signore francese che pranza a un tavolo da pic-nic. Da lì il cammino segue l’argine del Sesia: il caldo inizia a farsi sentire e la strada sembra più lunga di quanto prospettato…ma poco importa: alle 14 arriviamo al termine dei nostri 26km quotidiani ed entriamo a Vercelli.
Da domani il mio cammino subisce una breve interruzione: dobbiamo recuperare la macchina che si è rotta in autostrada mercoledì scorso. Questa sera rientro a casa, faccio una lavatrice o due e mercoledì mattina mi rimetto in cammino: tornerò presto a scrivere!

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Tappa 1: da Milano a Pavia

Questa mattina, finalmente, è iniziata la grande avventura: da Milano a Finisterre a piedi! Come ogni grande viaggio, è iniziato con il primo passo, davanti alla Basilica di Sant’Ambrogio. La bella sorpresa è stata arrivare lì in compagnia di mia mamma, la mia prima compagna di Cammino, e trovare radunati alcuni nuovi amici: Patrizia e Lino, con cui ci siamo sentiti nelle ultime settimane e che, finalmente, ho incontrato di persona! Poi sono arrivati Valeria – che mi sarà vicina in spirito -, Luigi – che presto avrà anche lui la sua dose di avventura – e Stefano. Dopo qualche foto e gli ultimi abbracci un po’ commossi, Stefano ed io siamo partiti, diretti a Pavia. I 35km di oggi sono volati, fra una chiacchiera e l’altra, e siamo anche stati raggiunti da Luca in bicicletta! Il tempo ci ha favoriti e le gambe hanno risposto bene… E così, alle 17 e qualcosa, già guardavamo il ponte coperto di Pavia con in mano una granita di frutti misti! Questa prima tappa era di quelle che più mi preoccupavano… Quindi sono molto soddisfatta! Ora, dopo una bella cena tranquilla a casa di una gentilissima famiglia di Borgo Ticino che ospita i pellegrini, posso dormire, in attesa della giornata di domani!

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Regali del Cammino

Non sono ancora partita, ma già sono arrivate le prime sorprese di questo Cammino… La prima è stata sicuramente Stefano. Un paio di mesi fa, quando l’idea di intraprendere questa avventura mi è venuta in mente, l’ho chiamato perché sapevo che aveva già percorso la Via Francigena dal Monginevro a Roma e sapevo che sicuramente doveva essersi procurato informazioni e liste di ospitalità. L’ho chiamato per avere informazioni, insomma! E invece che mi dice? “Che bello! Ti va se ti accompagno dal Monginevro a Roncisvalle?” E come no?! È vero che sul Cammino è bello essere soli e liberi di gestirsi come ci pare, scegliere che fare un passo dopo l’altro e che non si è mai soli, ma avere con me un amico per un tratto così lungo l’ho subito visto come un dono, prezioso e inaspettato, la possibilità di condividere emozioni e pesi. E Stefano è stato da subito un grande aiuto: con il suo entusiasmo e la voglia di fare subito suo il nostro viaggio mi ha aiutata a trovare più informazioni, stimolata a studiare varianti, e ha supplito alle lacune che avevo lasciato, mettendo ordine nella documentazione e raccogliendo note storiche e culturali. Non siamo ancora partiti e già mi chiedo come avrei fatto senza di lui!
Un altro dono, ancora più inaspettato, me l’hanno fatto Katia e la sua famiglia: si stanno preparando per affrontare tutti e 4 insieme il Cammino di Santiago nel 2015 e hanno letto da qualche parte della mia partenza fra 11 giorni. Abitano vicino a Mortara, a pochi passi dal percorso della Francigena e mi hanno invitata a trascorrere a casa loro la mia seconda notte in Cammino. Come dire di no e come spiegare a parole la bellezza e il valore di un gesto così spontaneo e generoso? Non lo so… So solo dire grazie… E mi viene anche un po’ da sorridere: sono partita con l’idea di andare a ringraziare e ancora non so per quante cose, persone, sorrisi, emozioni come questi dovrò ringraziare quando sarò arrivata a destinazione!

E intanto mancano 11 giorni… Settimana prossima a quest’ora, probabilmente, avrò già fatto lo zaino… Per ora mi limito a oscillare fra il timore e l’entusiasmo esondante… Meno male che domani torno a scavare, devo tenere occupate le mani…almeno per qualche altro giorno!

Intervista con Andrea Turchi

Oggi Andrea Turchi, amico conosciuto attraverso questo potente mezzo che è internet ormai un anno fa, ha pubblicato sul suo blog un’intervista in cui mi ha chiesto di parlare un po’ del mio viaggio, che ormai è cominciato… Cliccando qui potete leggere l’intervista!

Ringrazio Andrea per lo spazio, l’attenzione e il sostegno che mi ha regalato e vi auguro buona lettura!

Cosa mettere nello zaino?

 

 

Lo zaino è il punto di equilibrio fra le nostre paure e la nostra voglia di libertà…Solitamente quel punto si sposta sempre più verso la libertà, man mano che lo zaino grava sulle nostre spalle: e lo zaino si svuota!

Santiago100

Personalmente, sono del parere che quello che occorre per una settimana di cammino è né più né meno quello che ci occorre per un mese: l’essenziale.

Occorre quindi pensare che si trascorrerà un lungo periodo di tempo in cui tutto ciò che ci serve dovrà essere trasportato sulle nostre  spalle, perciò, bando al superfluo! Ecco qui un elenco di cose essenziali per chi parte in primavera-estate a cui consiglio di apportare le minori modifiche possibili: ricordate che il peso ideale
dovrebbe essere inferiore al 10% del vostro peso corporeo!

  • 1 zaino da 40-45 litri, leggero, che distribuisca bene il peso sui fianchi e dotato possibilmente di tasche laterali per l’acqua
  • 1 conchiglia, simbolo del pellegrino diretto a ovest
  • 3 magliette a maniche corte (oppure 2 a maniche corte e 1 a manica lunga): per queste come per tutto il resto, preferite i materiali tecnici, che asciugano il più rapidamente possibile perché il bucato si fa la sera a fine tappa e si ritira la mattina prima di ripartire
  • 1 o 2 paia di pantaloncini
  • 1 paio di pantaloni (se trovate quei pantaloni da trekking a cui si può togliere la parte inferiore della gamba, potete anche lasciare a casa il secondo paio di pantaloncini)
  • 1 pile o micropile a seconda della stagione e delle regioni che intendete attraversare
  • 1 poncho che copra anche lo zaino
  • 3 paia di calzini tecnici rinforzati sulle dita e sui talloni (non quelli in spugna!!!)
  • 3 paia di slip
  • 2 paia di reggiseni (per le signore)
  • 1 paio di pianelle per la doccia
  • 1 paio di pedule per la montagna: oggi ci sono in commercio molte soluzioni; puntate sulla leggerezza e sulla protezione del piede. Se partite in primavera-estate, a mio parere, potete lasciare a casa il Gore-Tex e puntate su materiali traspiranti che asciughino in fretta
  • 1 sacco a pelo leggero (difficilmente dormirete all’aperto, a meno che non lo desideriate, ma il sacco a pelo vi aiuterà a proteggervi da ciò che potrebbe celarsi nel materasso) o 1 sacco-lenzuolo
  • 1 stuoia: se programmate di partire d’estate a volte gli albergues saranno abbastanza affollati da costringere a una soluzione per terra e una notte sotto le stelle potrebbe anche essere un’esperienza da provare
  • 1 torcia frontale per le partenze prima del sorgere del sole e per non disturbare se la sera si vuole leggere prima di dormire
  • sapone di Marsiglia (va bene anche per la doccia e per i capelli), filo per stendere (3-4 metri) e qualche spilla da balia per il bucato
  • il necessario – solo il necessario! – per il bagno (attenzione al peso: se partite in 2 o 3, condividete bagnoschiuma e dentifrici!) in cui includo i tappi per le orecchie, ago, filobetadine e forbicine per la cura delle vesciche, crema di arnica, unguento per i piedi alla calendula, epilatore elettrico (o kit da barba ma solo se non potete farne a meno)
  • 1 telo da doccia, in microfibra, leggero e comprimibile
  • la guida del Cammino (comprata oppure confezionata da voi con le informazioni trovate su internet, però non lasciate a casa le informazioni sul patrimonio storico e culturale che non potete mancare di ammirare!)
  • 1 cappello a larghe tese e occhiali da sole, nonché crema solare
  • 1 borraccia leggera o 2 bottigliette di plastica da 0,5 l.
  • penna e taccuino per appunti di viaggio
  • un astuccio da tenere sempre con sé contenente documento di identità, credenzialesoldi, carte di credito/bancomat, tesserino sanitario
  • macchina fotografica.

Non essenziali ma importanti per alcuni: cellulare, eventualmente lettore mp3, bordone o bastoncini telescopici, un paio di sandali da trekking per le ore di riposo e talvolta anche per camminare, un fazzolettone di cotone o altro tessuto.

Questa volta io partirò in un periodo ancora fresco, quindi aggiungerò a questo elenco una camicia tecnica a manica lunga e una giaccia impermeabile e anti-vento in Gore-Tex.

N.B.: In caso di pioggia, nonostante la mantella copra lo zaino, potrebbe accadere che gli indumenti puliti si inumidiscano, creando qualche disagio al pellegrino. Per scongiurare questa eventualità, è consigliabile chiudere i vari cambi in sacchetti di plastica trasparenti (quelli per indumenti, che fanno anche meno rumore quando maneggiati). Lo stesso accorgimento è da adottare anche per conservare i caricabatterie e gli altri oggetti elettrici, nonché soldi e documenti.