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In questa pagina riporterò le mie annotazioni lungo il Cammino, per quanto mi sarà possibile… se c’è un posto dove potrete seguirmi, beh, quel posto è qui! Buen Camino!

Tappa 12: Briançon – L’Argentière-la-Béssée

Oggi sarò breve e vi lascio con qualche foto. La tappa è stata davvero bella, abbastanza breve da darci il tempo di riposare al nostro arrivare. Abbiamo camminato tutto il giorno lungo la Vallée de la Durance, un fiume veramente maestoso, che ci accompagnerà per diversi giorni. Il paesaggio è stato tutto il giorno molto bello, il Cammino tranquillo e ben segnalato… Ora ci aspetta la missione di trovare un alloggio per domani! Se riesco, torno più tardi con la leggenda della danza macabra di Les Vigneaux.20140528-144215-52935930.jpg

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Tappa 11: Oulx – Briançon

Oggi sono molto felice di essere qua a scrivere: la tappa che ho affrontato era la più dura e quella che forse più temevo! E invece è andata bene e mi è piaciuta davvero molto!
La mattina è iniziata con un po’ di timore per il meteo, che poi è stato clemente e ci ha regalato una bella giornata solo un po’ ventosa, ma Stefano ed io abbiamo lasciato Oulx e Giancarlo (che prosegue verso Vercelli): dovevamo affrontare la salita al passo del Monginevro. Siamo partiti di buon passo, costeggiando un po’ la SS24 e lasciandola per raggiungere dei grumi di case sparse a mezza costa. Non ascoltando il consiglio di Gianfranco – siamo un po’ testoni, ma il cimento fisico ci piace – abbiamo anche affrontato le Gorges di San Gervasio, un sentiero che corre parallelo alla statale, in una gola rocciosa che ospita un torrente spumeggiante. Arrivati in fondo al sentiero, avevamo superato i quasi 800 metri di dislivello che separano Oulx dal passo del Monginevro…e ci siamo quasi divertiti!
Dopo questa sudata, abbiamo passato la frontiera a Clavière e raggiunto il paese francese di Montgénèvre, e lì mi sono resa davvero conto che il primo pezzo di questo lungo viaggio era alle spalle e mi sono commossa un po’…poi, ci siamo premiati con un pranzo rinfrancante. Una volta ripartiti, una voce ci chiama a voltarci: ecco Roberto, che ci raggiunge per camminare con noi fino ad Arles o forse più in là…
La discesa verso Briançon è durata un paio d’ore e, dopo aver attraversato la cittadella, eccoci approdati a casa di un gentilissimo prete-medico che offre accoglienza ai pellegrini, con tanto di cena comunitaria… Meglio di così non poteva andare!
Ora siamo pronti per affrontare, da domani, l’avventura lungo la Via Domitia!20140527-185516-68116759.jpg

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Tappa 10: Susa – Oulx

Questa mattina ho aperto gli occhi e sembrava pomeriggio: nuvole pesanti e una pioggerellina sottile mi hanno ricordato che siamo in montagna e che il caldo delle risaie è alle mie spalle! Nonostante la voglia di girarmi e continuare a dormire, mi sono alzata e preparata: bisogna sempre andare avanti! Ci ha pensato suor Bibiana a rallegrarmi con una colazione buona per tre persone celiache! Ha anche trovato un sacerdote ultra novantenne che mi ha benedetta: la mia prima benedizione da pellegrina!
Dopo colazione, sono uscita: la pioggia non era niente di che e nel giro di un’ora e mezza era praticamente finita.
La tappa di oggi è stata molto bella, anche se lunga, dura e adatta più agli escursionisti che al pellegrino con lo zainone: bisogna prestare molta attenzione ai tratti nel bosco, dove il sentiero si fa stretto e sdrucciolevole, soprattutto con questo tempo! Comunque ho attraversato i boschi silenziosi della Val di Susa, turbati solo dai cantieri TAV e dall’autostrada. Ho visto cascate e laghi, attraversato paesini mezzo abbandonati ma ricchi di fascino perché testimonianza di un tempo in cui la montagna era abitata. Sono passata sotto al Forte di Exilles, dove dicono sia stato imprigionato “la maschera di ferro” e dove oggi la fanno da padrone i cartelli “C’era una volta a Exilles”… C’erano tante attività in questa cittadina che pochi decenni fa contava più di 3000 anime, ma ora conta più che altro imposte chiuse. Eppure qui ho incontrato le prime tre persone che mi hanno chiesto se andassi a Compostela… E così mi è venuta voglia di cantare l’inno dei pellegrini che mi era stato insegnato a Granon. Forse grazie alla mia voce magica, ho potuto avvistare la fuga di due camosci e un sacco di scoiattoli, lungo il Sentiero dei Franchi che attraversa il Parco Naturale del Gran Bosco di Salbertrand.
Ora sono dai Salesiani di Oulx, insieme ad altri due pellegrini: Giancarlo che va verso Roma, e Stefano, che da domani camminerà con me verso Compostela!20140526-181909-65949964.jpg

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Note a margine del mio Cammino in Italia

Questi primi 10 giorni di Cammino, che ho fatto in Italia, sono stati, da un lato, bellissimi e, dall’altro, difficili. Bellissimi per i tanti amici conosciuti e reincontrati dopo tanto tempo, per il tempo condiviso con loro, per l’amore ricevuto e donato. È stato meraviglioso vedere come questa esperienza “strana” che sto vivendo abbia suscitato e continui a suscitare l’entusiasmo e la curiosità di molti: il loro sostegno mi ha ripagata della solitudine e della fatica. Senza contare che ho anche imparato delle cose nuove: ad esempio, lo sapevate che gli escursionisti piemontesi devono ringraziare tanti volontari che vanno a fare ranze runze? Ossia vanno a pulire e sistemare la segnaletica dei sentieri… Carlo mi ha insegnato questo termine stupendo! E anche Accob fa ranze runze sulla Francigena, anche se armato di bicicletta e segnalini da piazzare…già, perché le vie non si segnano mica da sé!
D’altro canto, però, questi primi giorni di Cammino, che sono circa il 10% del totale, mi hanno anche messa alla prova. Sicuramente è un’esperienza diversa dal Cammino Francese, dove la parola chiave è compartir. A parte le persone cui ho accennato e la mia famiglia, in effetti non si può dire che ci sia molta gente con cui condividere molto. A pochi chilometri da Susa, un ragazzo a cui abbiamo chiesto informazioni ci ha detto candidamente: “Non credevo che qualcuno facesse davvero la Via Franchigena”. E infatti in 6 giorni di Francigena non ho mai pernottato con altri pellegrini (se non Alessandro) e ne ho incontrati solo 5 lungo la via. Eppure, contrariamente a quanto molti credono, la Francigena (almeno nel tratto che ho percorso) non è un Cammino caro: su 6 tappe solo una volta ho dovuto dormire in un B&B, pagando comunque solo 20€ per un monolocale a mia disposizione. Tutte le altre sere l’ospitalità era garantita ai pellegrini in cambio di un’offerta libera. È però vero che il pellegrino viene guardato con curiosità o, forse, in aderenza all’etimologia del termine: come un tizio “strano” che va per campi che non sono i suoi. In quanto a educazione, sensibilizzazione, diffusione e promozione la strada da fare è ancora lunga, ma il patrimonio che abbiamo a disposizione è ricchissimo e la via è percorsa soprattutto da stranieri che se ne rendono conto meglio di noi!
Un’altra cosa che mi è molto chiara dopo questi primi dieci giorni è che per me invecchiare significa conoscere la fatica del distacco, sia dalle persone care, per le quali poi mi preoccupo inevitabilmente, sia da mio marito, che mi manca come se mi mancasse un braccio… Insomma, i 30 anni mi hanno regalato la consapevolezza che non posso più camminare con lo zaino. vuoto di pensieri verso casa, come nel 2008…

Tappa 9: Sant’Ambrogio di Torino – Sacra di San Michele – Susa

Oggi ci sono stati due fattori che hanno reso pesante la tappa. Il primo era la necessità di arrivare a Susa in tempo affinché Alessandro non perdesse il treno per Torino (alle 16:10). Il secondo era la presenza, fin dal mattino di un fronte di nuvole gonfie e scure sulle montagne a nord. Naturalmente, poi, a noi non piace avere una vita semplice e così ci siamo detti che, non essendo riusciti a salire alla Sacra ieri sera, dovevamo farlo oggi! Quindi abbiamo aggiunto circa 4km con pendenza media del 18% a una tappa di 29km! Eppure ce l’abbiamo fatta: 33km in 7 ore e qualcosa, con la salita e la discesa alla Sacra come aperitivo… Nella peggiore tradizione dei velocisti del Cammino, ma tant’è!
Io ho camminato tutto il giorno con il cuore combattuto: per raggiungermi qua e là, Alessandro si sobbarca già un carico sufficiente di fatica e, se avesse perso il treno delle 4 sarebbe arrivato a casa a mezzanotte passata con la prospettiva di partire all’alba con valigia da fare e tutto il resto! Ma, d’altro canto, non volevo lasciarlo partire: ora passerà probabilmente qualche settimana prima che potremo rivederci. Con l’età mi sto rammollendo, lo so, ma già mi manca terribilmente!
Vabeh… A parte questo, che forse vi interessa anche poco, la tappa è molto bella, e si snoda fra il lato destro e sinistro della valle. La Sacra di San Michele è uno splendore (noi dovremo tornarci: al nostro passaggio era ancora chiusa!) e vale la fatica spesa per raggiungerla! Per il resto, purtroppo oggi tutto era reso più cupo dalle nuvole incombenti, che ancora minacciano pioggia, e dal mio umore…
Ora scrivo dalla poltroncina in dotazione alla cameretta singola che mi hanno riservato le suore di San Giuseppe qui a Susa: per questo e per le attenzioni affettuose, va un sincero grazie a suor Bibiana, che accoglie i pellegrini! Domani sera arriva Stefano e confido che riuscirà a riportarmi il sorriso! 20140525-174210-63730486.jpg

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Tappe 7 e 8: Torrazza Piemonte – Torino – Sant’Ambrogio Torinese

Ieri non sono proprio riuscita a scrivere nulla: ero veramente disfatta e ho preferito godere di un po’ di riposo e della compagnia degli amici che mi hanno ospitata a Torino… Spero mi scuserete!
Comunque ieri mattina sono partita con gli auguri un po’ scettici di don Patrice di non trovare pioggia lungo la via per Torino e, invece, mi è stata donata una giornata splendida: soleggiata e calda! Camminando in mezzo a campi bagnati di rugiada e della pioggia della sera precedente, mi sono bevuta senza accorgermene, il pezzo di strada che collega Torrazza a Chivasso. Davanti al Duomo mi sono liberata dello zaino e ho aspettato Valeria, un’amica pellegrina che si è offerta di aiutare un amico in difficoltà. Dopo un cappuccino insieme siamo ripartite insieme per condividere un pezzo di strada e ci siamo salutate dopo aver incontrato una passeggiatrice più “professionista”. Dopo nemmeno 2km ho incontrato Carlo, un altro pellegrino, che mi è venuto incontro da San Mauro Torinese. Insieme abbiamo percorso, fra una chiacchiera e l’altra, il Cammino lungo il Po e poi da Gassino a San Mauro. Arrivati ancora una volta al Po, la strada per raggiungere la casa di Barbara, Marco e Margot, i nostri hospitaleri, era ancora lunga almeno 10km. Con altri 30 alle spalle, nonostante la mia scarsa propensione a prendere mezzi pubblici, mi è sembrato insensato percorrere 40km concludendo la tappa attraverso Torino…e così Carlo mi ha accompagnata in un tour sull’autobus 61 fino a Porta Nuova e poi sulla metropolitana senza autista fino a trovare Barbara, una mia collega, che portava a spasso Margot!
Per cena, è arrivato anche Alessandro, mio marito, e siamo andati tutti insieme cena in una trattoria piemontese con la Manu, un’altra fantastica archeologa, suo marito Michele e la dolcissima Sofia dalla folta chioma.
Stamane ci siamo riportati sulla Francigena lungo Corso Francia e siamo usciti da Torino per raggiungere Rivoli, Rosta e la chiesa di Sant’Antonio di Ranverso: un gioiello ben nascosto alle pendici delle prime colline che immettono in Val di Susa. Gli affreschi di fine XV secolo ci hanno lasciati a bocca aperta e ci hanno dato la spinta per procedere fino ad Avigliana, dove abbiamo sostato per uno spuntino. Il kiwi e la banana devo averci offuscato il giudizio, visto che poi abbiamo prontamente perso le frecce e, per ritrovarle, abbiamo attraversato tutto il centro storico. Essendo un po’ in anticipo per l’arrivo a Sant’Ambrogio, ci siamo anche concesso un pranzo veloce al bar Tritolo, presso il museo del dinamitificio di Avigliana. Gli ultimi 3km li abbiamo fatti in compagnia della Sacra di San Michele, che dominava dall’alto il paesaggio…ora attendiamo don Romeo per prendere alloggio e andare, senza gli zaini, a visitare San Michele sul suo nido d’aquila!

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Tappa 6: Castell’apertole – Torrazza Piemonte. Tanto sei giovane!

Anche oggi la mia tappa si è conclusa, con mia grande sorpresa, all’ora di pranzo. Ora sto scrivendo nel paradossale, ma comodo e accogliente, scenario del locale attrezzato da don Patrizio per i pellegrini, in mezzo ai tipici armadi in formica e specchi delle sacrestie, letti e brande pieghevoli, cesti di catene di carta reduci o pronti per la festa del paese, quadri da mettere all’asta, eccetera… Don Patrizio, parroco Rwandese, accoglie qui i pellegrini che vanno a Roma e a Santiago da 15 anni e mette a loro disposizione parte della sua casa con un bagno completo di grande doccia ad angolo! D’altronde, l’hanno mandato in una parrocchia dedicata a San Giacomo il Maggiore…che altro potrebbe fare?
La tappa di oggi, oltre a essere inaspettatamente breve, è stata defaticante dall’esperienza di ieri lungo la trafficatissima provinciale per Crescentino: ho camminato prevalentemente su sterrati, costeggiando e scavalcando canali artificiali (fra cui il Canale Cavour, che per portata sembra quasi un fiume) e attraversando una campagna coltivata a riso, grano e mais…così ricca da ricordarmi i campi del vecchio Maggot nella Contea di Tolkien! Ma giuro che non ho rubato nessuna carota!
Da Castell’apertole ho raggiunto, in poco meno di un paio d’ore, Lamporo: un simpatico paesino cresciuto lungo un canale, con tre chiese, di cui una appoggiata al canale (S. Rocco), una che ci sta a cavallo e una che lo guarda. Proseguendo poi attraverso i campi e seguendo la segnaletica accuratissima e affettuosa, dotata di frasi, benedizioni e poesie, mi sono trovata a Saluggia, circa alle 11:30. Per quel che ne sapevo la tappa era ancora lunga e in paese c’era il mercato. Quindi mi sono procurata qualcosa da mangiare e da bere e mi sono accampata sulle panchine in piazza, insieme agli anziani del paese.
“È una pellegrina?” “Sì” “Da dove arriva?” “Da Castell’apertole” “E dove va?” “Per oggi a Torrazza Piemonte” ” E allora le manca poco: massimo 5km” “Davvero?! Pensavo ne mancasse ancora il doppio!” “No no… E poi tanto è giovane!” … Sarò anche giovane, ma la strada da fare è la stessa… Dopo aver finito di mangiare, mi rimetto in cerca dei segnali della Via Francigena che, naturalmente, non passa dal centro di Saluggia, condannando teoricamente il pellegrino a evitare panchine, fontanelle e negozi in cui comprare qualcosa da mangiare. Non trovo i segnali. Mi aggiro per un po’, finché dei signori mi dicono che per andare a Torrazza c’è solo la provinciale: “C’era anche la discesa dei sassi, ma dopo è interrotta…vabeh che tu sei giovane…” Trovo finalmente due signore anziane: una delle due dice che a volte quelli con gli zaini passano sotto casa sua. La sua amica mi dà le indicazioni e trovo frecce e pellegrinetti: mi rimetto in marcia! Ecco la discesa dei sassi: è una discesa pavimentata in ciottoli colorati, poi la via svolta, seguendo la ferrovia…e sbucando in un roveto. Chi dovesse affrontare questo pezzo è avvisato: evidentemente non passano da un po’ a tagliare l’erba e così i rovi si stanno riprendendo il terreno…quindi, si consigliano i pantaloni lunghi o, in alternativa, la strada provinciale, visto che si tratta al massimo di 1km e che comunque dovrete seguirla anche per il chilometro successivo! Dopodiché, in meno di mezz’ora: Torrazza Piemonte…e anche oggi sono arrivata presto: meglio, le gambe si riposano in vista della Val di Susa! Vabeh che sono giovane!20140522-163015-59415366.jpg

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Tappa 5: Vercelli – Castell’apertole. Back on the road!

Oggi avevo previsto di percorrere circa 27,5km fra Vercelli e Castell’apertole, in realtà pare che la strada sia stata un po’ più breve: circa 23km. Tappa corta, quindi, ma decisamente migliorabile: la Via Francigena esce da Vercelli seguendo la strada per Trino (SS465) per circa 3km, tratto che è davvero un po’ stressante per il denso traffico dell’ora di punta. Dopodiché si prende una provinciale per Larizzate, Lignana e Castelrosso e, dopo più di 20km di asfalto, su strada molto trafficata, si arriva a un’area di servizio che ci introduce a Castell’apertole. Il clima è stato caldo e afoso… Ma, come ogni giorno, anche questa tappa mi ha regalato dei begli incontri. In stazione ho incontrato Wilma e il suo fidanzato, che mi hanno accompagnata per un’ora di cammino. Forse l’ora più tosta, visto che abbiamo prevalentemente camminato lungo la strada statale! Poco più di un paio di km dopo aver salutato i miei nuovi amici, poi, vedo arrivare un ciclista solitario dall’aria familiare: si tratta di Accob, che incredulo per la tristezza di questa tappa, mi ha fatto il grande regalo di accompagnarmi fino alla meta, schivando insieme a me auto e camion! Fra l’altro, mi ha anche regalato una bellissima bandana rossa fatta da lui, che già ho fissato allo zaino, così, se mi vedete passare sotto casa, non avrete dubbi sull’identità della pellegrina che va in senso “contrario”!
Anche oggi l’aspetto umano e gli incontri che sto facendo, hanno reso la giornata speciale e, fra una chiacchiera e un bicchiere di Coca-Cola, sono approdata alla camera di B&B dove ora mi sto rilassando, contando i resti delle zanzare che sto sterminando…credo mi renderanno metà dei soldi pagati per la stanza per aver bonificato l’ambiente da questi insetti!
Una nota di colore: mentre mi stavo registrando al B&B, mi è caduto l’occhio sulla copia del documento di Zdenko Jakob che mi precede di diversi giorni… È bello sapere che, in fondo, siamo tutti sugli stessi sentieri e tutti affrontiamo le stesse fatiche! Chissà se riusciremo a incontrarci fra qui e Compostela!
Domani mi aspetta Torrazza Piemonte, e venerdì Torino…buon Cammino!

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Mentre sono in pausa… le foto e altre note

Mentre sono a casa in pausa, in attesa di notizie dal meccanico, mi sono messa al lavoro sistemando le foto scattate lungo il Cammino e ho pensato di buttare giù qualche riflessione fatta.

Innanzitutto, tutte le foto che sto scattando, vengono caricate in alta risoluzione sul mio album Flickr, che potete trovare cliccando qui.

Camminando, in questi primi quattro giorni, ho percorso circa 126 km, partendo da Milano e andando un po’ a zig-zag per la Lombardia, fino a varcare il confine con il Piemonte e arrivare a Vercelli. Prima di partire alcuni mi hanno chiesto se mi fidassi ad andarmene in giro così, da sola, zaino in spalla. Se non me l’avessero chiesto, forse non mi sarei posta il problema, ma a posteriori, posso dire che sì: c’è da fidarsi ad andarsene da soli in giro per i campi e le strade provinciali, anche se si è donna e non si ha un aspetto feroce. In quattro giorni ho ricevuto solo solidarietà, affetto e accoglienza, anche da perfetti sconosciuti e persone che mi conoscevano solo per aver letto qualcosa in questo sito. Di alcuni di loro avete già letto nelle poche righe che ho scritto ogni sera… per me è stato davvero un’esperienza speciale scoprire lo spirito di accoglienza che si cela anche in Lombardia, recentemente nota solo per qualche genio che vuole affondare i barconi dei migranti. La solidarietà e l’accoglienza, lo diceva anche Manzoni, sono insite nello spirito dei Lombardi e si manifestano anche quando eleggiamo personaggi che non sanno fare altro che dire “Prima il Nord”…riscoprire tutto questo sulla mia pelle è stato bellissimo e perciò ringrazio di cuore tutti coloro che mi hanno aiutata, accolta e accompagnata in questi primi giorni, anche solo con una battuta scherzosa, come gli anziani di Nicorvo che abbiamo incontrato al bar ieri mattina.

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Un’altra cosa che mi ha molto colpita è stata il camminare “fuori pista” e anche un po’ “fuori mappa”. Infatti, per i primi 3 giorni, da Milano a Mortara, non ho seguito un Cammino “tracciato”, ma sono andata un po’ a naso.  Il primo giorno, con Stefano, abbiamo seguito la pista ciclabile che costeggia il Naviglio Pavese fra Milano e Pavia; il secondo giorno, per raggiungere la famiglia di Katia a Ferrera Erbognone, ho chiesto aiuto a GoogleMaps, che mi ha portata a destinazione, seguendo un po’ di provinciali e facendo un po’ (pochi!) di sterrati; il terzo giorno ho chiesto a GoogleMaps e poi mi sono inoltrata fra campi e risaie, camminando sugli arginelli che le separano e imprecando contro le sterpaglie e i canali non valicabili.

È stato bello rispondere ai saluti e alle domande curiose della gente che mi vedeva passare in luoghi in cui è difficile vedere un pellegrino o comunque un viandante.  E soprattutto, ho scoperto che sì, si può fare: uscire da casa e andarsene a piedi in giro per il mondo, senza venire investiti da un camion (prestando sempre la massima attenzione!): per chi vi incontrerà sembrerà una cosa strana, ma nel 90% dei casi, più che ostilità mostreranno ammirazione e forse anche un po’ di invidia! E l’esperienza mi ha sicuramente insegnato che i piedi possono davvero portarmi dappertutto, non solo dove non è stato tracciato un sentiero, ma anche dove nessuno ha mai pensato che potesse passare qualcuno!

Infine, sono proprio quei paesi “fuori dalle mappe”, come Ferrera Erbognone o Nicorvo (alcuni mi hanno chiesto dove cavolo fossi finita, perché non si trovano nemmeno sulla Guida Michelin!) a svelare il proprio cuore più accogliente. Sono questi paesini, dispersi fra i campi e le risaie ad avermi ricordato in modo così chiaro – e bello – che l’Italia non è tutta Milano, o Roma, o Torino, ma è fatta da un’infinita costellazione di piccoli e piccolissimi paesini dalla vocazione agricola e dal cuore semplice. Entrando a Cergnago o a Palestro, ad esempio, mi è venuto in mente l’ingresso a Belorado, Tardajos e ad altri numerosissimi e altrettanto minuscoli pueblos spagnoli da cui passa il Cammino Francese. Per tanti pellegrini, quei borghi rappresentano quasi il paradiso: una realtà fuori dal tempo e dal progresso chiassoso delle grandi città… li abbiamo dietro casa e ce li dimentichiamo quasi sempre!

Tappa 4: Nicorvo – Vercelli

Anche oggi Alessandro ha camminato con me e… Beh, per me è sempre più bello quando camminiamo insieme, anche se tanti dicono che la cosa migliore sia camminare da soli! La tappa di oggi si prospettava rilassante, al nostro risveglio: 20km pianeggianti e sereni sulla Via Francigena, in mezzo alle risaie e lungo l’argine del Sesia. E fino a Robbio è andata proprio così, con gli aironi che volavano via e le rane che si tuffavano in acqua al nostro arrivo, silenzio e sentiero ben tracciato. Da Robbio a Palestro, invece, la perdizione: grazie agli amici della Venice Way to Santiago abbiamo azzeccato almeno l’uscita dal paese, ma poi ci siamo trovati, seguendo al contrario le indicazioni della guida e le “mappe”, a vagare in mezzo a risaie allagate in un intrico di rogge. Arrivati a caso a una stradina che usciva da una cascina, l’abbiamo seguita in direzione ovest, abbiamo scavalcato una roggia a sud e, miracolo: un segnavia della Via Francigena! E allora: hop! Ci siamo girati di 180 gradi e abbiamo ritrovato la strada giusta… Forse aveva ragione Roberto ieri sera e la grappa si è vendicata facendoci smarrire la retta via, fatto sta che ancora dobbiamo capire il senso delle indicazioni della guida.
A Palestro, verso mezzogiorno, abbiamo fatto uno spuntino…ed ecco sbucare dalla via la macchina di mio padre con a bordo anche mia madre e mia nonna. Ci accordiamo per vederci a Vercelli, in corso Matteotti. Così, dopo aver rimesso lo zaino in spalla, ripartiamo. Dopo poco troviamo il nostro terzo pellegrino diretto a Roma (i primi due li abbiamo incontrati ieri a Mortara): un signore francese che pranza a un tavolo da pic-nic. Da lì il cammino segue l’argine del Sesia: il caldo inizia a farsi sentire e la strada sembra più lunga di quanto prospettato…ma poco importa: alle 14 arriviamo al termine dei nostri 26km quotidiani ed entriamo a Vercelli.
Da domani il mio cammino subisce una breve interruzione: dobbiamo recuperare la macchina che si è rotta in autostrada mercoledì scorso. Questa sera rientro a casa, faccio una lavatrice o due e mercoledì mattina mi rimetto in cammino: tornerò presto a scrivere!

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