Tappa 35: Argeliers – Homps. Il Dio dell’acqua, del vento, dell’ombra.

La mattina cerco di partire alle prime luci dell’alba: un po’ per sfuggire al caldo, un po’ perché c’è la luce più bella, quella che ti fa pensare, che ti permette di guardare il mondo con meraviglia e occhi nuovi… Man mano che il sole si alza, la mia ombra si accorcia, c’è più gente in giro, più saluti da fare… Più fatica nella schiena e nelle gambe… La testa si chiede perché deve andarsene in giro con quel caldo… E allora mi è chiaro qual è il Dio in cui credo. È quel Dio che, quando creò la luce, decise che essa avrebbe proiettato un’ombra colpendo gli oggetti. Che quando creò la terra, fece anche il vento che ne accarezzasse la superficie, che quando creò l’acqua la fece fresca. È un Dio che ci ama, che ama noi pellegrini, perché senza l’ombra sulla testa, il vento sulla pelle e la frescura dell’acqua saremmo perduti. E il disappunto che provo nel vedere quanti platani devono essere tagliati oggi, perché malati, è lo stesso di Giona quando il verme rose la pianta di ricino che lo aveva riparato dal sole.
Ma anche il caldo mi insegna qualcosa; mi insegna che non sempre è facile ottenere quello che cerchiamo, che bisogna stringere i denti, bere un po’ d’acqua e andare avanti, nella polvere, ringraziando per il sole che ci tormenta ma ci dona la vita ogni giorno… Sempre avanti, verso i Pirenei, verso l’estremo del continente!

Per la cronaca, questa sera siamo alloggiati nella ex-residenza del capitano dell’Ordine di Malta, a poche decine di metri dalla cappella dedicata all’Arcangelo Michele, che apparteneva all’Ordine degli Ospitalieri di San Giovanni. Questo per dire che, oggi come ieri, i pellegrini si tracciavano la via più comoda verso la meta!

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Tappa 34: Béziers – Argeliers. Nel Paese dei Catari e delle vigne.

Questa mattina sono partita da Béziers con un po’ di ansia addosso: ormai so per esperienza che, quando si avvicina il week-end, non importa quanto sia sfigato il posto in cui vuoi dormire, tutto sarà complet oppure estremamente costoso. E, a giudicare dalle telefonate fatte ieri sera, questo venerdì non avrebbe fatto eccezione! Occorreva un aiuto dall’alto… Nel mio piano originale, l’idea era di fermarmi a Capestang, facendo una tappa di soli 21km, a cui ne sarebbe seguita una di 39 domani. In effetti non era un’idea salutare, e così oggi ho riequilibrato un po’ le cose, allungando di una dozzina di chilometri, fino a Argeliers… Idea che si è rivelata ottima. L’aiuto dall’alto è arrivato sotto forma di un sms di mio padre che mi suggeriva di chiamare il B&B La Tour perché pratica dei prezzi accettabili: c’era un sacco di posto e il peso dell’ansia se n’è andato dallo zaino.
A Capestang mi sono concessa una pausa Coca-Cola e patatine verso le 11, per reintegrare un po’ di liquidi ed energie consumate e per prendere un sospirone prima del salto nella calura. Infatti, da Capestang a Argeliers, il Canal du Midi compie una serie di curve tale da farlo sembrare il Po a Ravenna, mentre una pratica strada dipartimentale, non troppo trafficata, con una bella banchina erbosa e un bel po’ di platani a ombreggiarla, tira una riga diritta fra le due località… E il descrittivo di Flavio suggerisce proprio di seguire quella, accorciando, a occhio, di un terzo le distanze. Visto il caldo e le recenti avventure non è che l’idea mi allettasse, ma a volte occorre prendere il toro per le corna. E così, alle 13:45 eccomi a Argeliers, ennesimo paese di cui non sapevo nulla. Nel frattempo, avendo messo il naso fuori dagli alti argini del Canale, ho scoperto un mondo fatto unicamente di vigne: filari e filari a perdita d’occhio in ogni direzione… E ho incontrato anche un cartello che mi comunicava il mio ingresso nel Paese Cataro, dove o si è buoni o si è cattivi.
Facendo due passi per il centro storico di Argeliers, ho scoperto che da qui, grazie a M. Marcelin Albert, ai primi di giugno del 1907, è partito un movimento di protesta che ha unito il Midi francese. Argeliers, centro di monocoltura viticola, era infatti provata economicamente e socialmente dal calo dei prezzi del vino, dovuto anche alle frodi, ossia alla pessima abitudine dei rivenditori di adulterare il vino aggiungendo zucchero. La cosa interessante di questo movimento, che portò in piazza centinaia di migliaia di persone in tutto il sud della Francia, fu che riuscì a unire sia la classe operaia, che i proprietari dei vigneti, in un unico contingente sociale territoriale, più che di ceto. Tuttavia, pur chiamandosi Révolte du Midi, non assunse mai i connotati di una protesta indipendentista, come invece avvenne in Catalogna. E questo è un altro pezzetto di storia scoperto un po’ per caso lungo il Cammino…
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Tappa 33: Agde – Béziers. Sulle sponde del Canal du Midi

La tappa di oggi, formulata ancora una volta dall’amico Flavio, che ringrazio,come avevo ipotizzato, si è rivelata tranquilla e assolutamente facile da seguire. Se siete interessati al raccordo fra la Via Domitia e il Cammino del Piemonte Pirenaico, secondo il percorso che sto seguendo, visitate il sito www.camminando.eu nella sezione Francia.
Ho imboccato la pista ciclabile lungo il Canal du Midi all’altezza della Chiusa Rotonda di Agde e l’ho tranquillamente seguita per circa 25km fino a Béziers…
Una volta giunta in città, mentre cercavo l’hotel dove avevo già prenotato una stanza, un ragazzo mi urla un incoraggiamento: si tratta di José, ragazzo cubano che ha vissuto in Italia e in giro per la Francia. Se mi sta leggendo, lo ringrazio per i complimenti, l’amicizia spontaneo e lo rassicuro: stai tranquillo che mio marito sa benissimo che non ho occhi che per lui!
E ora vi lascio alle foto!
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I passi, i giorni, il ritmo, sempre più in là…

A volte mi sembra di essere partita da una vita, mentre sono solo un mese e 3 giorni. I giorni e le tappe, i paesi e gli incontri si confondono quasi gli uni con gli altri, sembrando a momenti infiniti, a momenti pochissimi.
Sono gli scherzi della routine del Cammino, che ha un ritmo sempre uguale a se stesso, come i miei passi: ti svegli, mangi, chiudi lo zaino, parti, cammini, vivi, mangiucchi; arrivi, doccia, lavi, ti riposi, visiti la città, fai un po’ di spesa, mangi, chiami a casa, dormi.
Ogni giorno è sempre uguale a se stesso, ogni giorno è sempre profondamente diverso.
Mi guardo indietro e mi sembra di fare questa vita da almeno un anno e invece sono 33 tappe…eppure… Le risaie, le montagne, il freddo, i saliscendi infiniti, il caldo terribile, la pianura, i canali e gli stagni, il mare… Quanti paesaggi ho attraversato in questi pochi giorni! In soli 840km di Cammino…un passo dopo l’altro, un campo dietro l’altro, una montagna via l’altra, fra piccole e grandi città, borghi sperduti, posti nemmeno definibili borghi…eppure ci siamo passati! Volti accoglienti, persone indifferenti, abbracci, domande… Ogni sera la voglia di avere accanto chi non può essere con me, ogni mattina la voglia di ripartire e camminare per avvicinarmi un po’ di più al momento in cui ci incontreremo…
Dopo settimane in cui chi non era coinvolto nella rete di solidarietà che in Francia circonda, un po’ di nascosto, i pellegrini verso Compostela si mostrava perfettamente indifferente alle nostre motivazioni e ai nostri destini, oggi per la prima volta, ben 9 persone mi hanno fermata e mi hanno chiesta dove andassi, da dove fossi partita e forse una scintilla di curiosità l’ho vista accendersi negli occhi di qualcuno di loro… Semi pellegrini sparsi lungo il Cammino verso ovest… Solo El de Arriba legge i cuori e saprà se porteranno frutto!
Per ora, io mi sono cosparsa i piedi di limone e posso spegnere la luce, in attesa dell’alba…

Tappa 32: Sète – Agde. L’inizio del Canal du Midi

Come immaginerà facilmente chi ha letto il mio post di ieri, sebbene ricorderò per sempre Sète, forse non sarà uno dei miei posti del cuore… Arrivandoci – prima dell’incontro con la mobilhome – mi ero ripromessa che mi sarei goduta la sua spiaggia, magari facendo una sosta durante la tappa di oggi… Ma al risveglio, questa mattina, avevo solo voglia di andarmene. Forse perché arrivare ad Agde significa iniziare il pezzo di Cammino che segue il Canal Du Midi, portandoci a Carcassonne, dove inizieremo a seguire di nuovo una “Via” tracciata: il Cammino del Piemonte Pirenaico.
Fatto sta che stamane mi sono goduta un’oretta e mezza di sonno in più e poi sono partita mentre a Sète stavano allestendo le bancarelle del mercato e me la sono rapidamente lasciata alle spalle.
Il percorso di oggi era facile, tutto su una lunga e frequentata pista ciclabile che unisce Sète ad Agde e alle aree naturalistiche che stanno in mezzo. Rimane per me un mistero come si possa concepire una pista ciclabile senza prevedere almeno dei punti d’ombra, ma tant’è: 25 km di nastro d’asfalto perfetto, con qualche fontanella, ma nemmeno una tettoia piccolina. Ma non voglio lamentarmi: oggi la giornata era fresca e arieggiata e io ho sfruttato appieno le ore della mattinata, per cui ho sudato giusto un po’ arrivando ad Agde, dove ho saccheggiato le scorte gluten-free del negozio bio!
Agde è una città interessante: il nome deriva dal greco, perché è stata fondata dai Greci, e significava “Buona fortuna”: una fortuna che ha sfruttato per secoli, essendo posta in una posizione eccellente per gli scambi commerciali via acqua. La sua particolarità, oltre a mostrare scorci di fiumi, canali e ponti a ogni svolta, è che il centro è interamente costruito in pietra lavica nera, cattedrale di Saint-Étienne inclusa. Questo è dovuto al fatto che sorge su una collina di basalto nero, appunto. Particolarmente notevoli sono proprio la cattedrale, del XII secolo, il cui aspetto austero e militaresco è accentuato proprio dal colore della pietra con cui è stata costruita, e ciò che resta dei bastioni: il nucleo delle mura risale addirittura alla fase greca della città, al VI-IV secolo a.C. … Insomma, mica male!
Per il resto, oggi il centro ha un aspetto un po’ triste, lasciato andare… Forse perché il commercio sull’Hérault, sul Canal du Midi e via mare non è più così fruttuoso, forse perché ci sono un po’ di problemi di integrazione con la componente di immigrati… Fatto sta che mette un po’ di malinconia!

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Tappa 31: Palavas-les-Flots – Sète. Quando i gabbiani parlano bisogna ascoltarli!

È da due giorni che le creature che incontro più spesso sono i gabbiani. E già ieri ho notato che, in qualche modo, comunicano con noi. All’uscita di Aigues-Mortes uno di loro, che probabilmente avevo svegliato, continuava a girarmi attorno e a indicarmi la strada da seguire, emettendo un verso strano, che non era il solito grido… Ma oggi è stata l’apoteosi: dopo aver studiato il percorso da seguire oggi e aver recuperato la traccia gps da seguire, ho deciso, insieme a Stefano, di fare una piccola deviazione per la cattedrale di Maguelon, una chiesa dell’XI secolo posta su striscia di terra a ovest di Palavas è collegata con un ponticello ciclo pedonale alla pista che costeggia il Canal Du Rhône à Sète. Pensavo (non so perché!) che, pur non essendo ancora aperta alle visite, perché troppo presto, avrei comunque potuto girarle attorno e raggiungere poi il canale. Quando sono stata circa 2km fuori dal centro di Palavas, ho svegliato una colonia di gabbiani, che non se la sono presa a male, ma hanno iniziato a gridarmi contro qualcosa che io ho interpretato come un: “Dove vai a quest’ora?! Mica si passa!”. E infatti, 2km più in là, c’era un bel cancellone massiccio che mi sbarrava inequivocabilmente il passo. Le scelte erano poche: ho fatto dietro-front e mi sono sobbarcata altri 4km per arrivare all’inizio della traccia gps. Quando sono stata là, un cartello giallo avvertiva che c’erano lavori in corso e che l’accesso era vietato. Naturalmente, alle 6:30 nessuno lavorava e, anche se una vocina mi sussurrava: “Oggi non ce n’è: vai a cercare un bus e fatti la colazione al bar”, ho pensato di tentare e vedere…in caso di reale pericolo avrei rinunciato. Sulla mia sinistra, meta della pista sterrata era occupata da quello che sembrava un mucchio di terra argillosa alto un paio di metri, sulla destra la pista era tranquilla, anche se un po’ bagnata. Ho proceduto fino alla fine del mucchio dove ho capito il perché dell’acqua a terra, salendo sopra un ponte: il mucchio era in realtà un invaso di contenimento per l’acqua, che arrivava a circa 1,70 metri dal piano di calpestio, ma un invaso in fase di consolidamento; l’acqua infatti filtrava allegramente da sotto. Bastava un piccolo cedimento e mi sarei trovata sommersa da metri cubi d’acqua… E in quel momento un gabbiano si alzó in volo gridando “Bus!!!”.
Ma no: il pellegrino deve sempre andare avanti e il pericolo era ormai dietro di me! Davanti c’erano circa 20km di pista tranquilla lungo il canale. E così ho deciso di procedere. Quasi alla fine del Canale, dopo aver salutato centinaia di gabbiani e decine di pescatori, però, un gabbiano si è alzato in volo, ha iniziato a gridarmi contro in modo aggressivo e a volarmi contro: si portava davanti a me, in alto, poi virava fino a guardarmi in faccia e calava in picchiata. Alla terza volta che faceva così gli ho agitato contro un bastoncino e ha smesso. Ho pensato di essere passata troppo vicina al suo nido. Dopo una mezz’ora, un altro gabbiano ha assunto esattamente lo stesso atteggiamento aggressivo. L’ho spaventato, ho proseguito. Dopo non molto il canale sfociava nel porto di Sète. Il primo pensiero è stato: fine del canale, fine della tappa. Nemmeno mi sono fermata a mangiare la banana… Ho accelerato e scavalcato il primo ponte. Al di là di esso, però, la Traccia mi portava su una strada dipartimentale a scorrimento veloce. Dovevo percorrerne solo 1-1.5 km ma non mi sembrava un’ideona: pochissimo spazio a bordo strada, nessuna possibilità di fuga, camion e auto a 90 all’ora. Ma non c’era scelta: non c’era modo di passare altrove perché c’era la ferrovia da scavalcare… Ho preso un respiro, detto una preghiera e sono andata. Ogni volta che veniva un camion mi sedevo sul New Jersey, con lo zaino all’esterno. Poi, a un certo punto, ho visto un vecchietto in bici a destra della strada: guardo e c’è una pista sterrata che corre lungo la ferrovia… Intravedo un varco a bordo strada più in là e penso che potrei attraversare e sfruttare quella pista. Vado avanti ancora un po’ per avvicinarmi, poi vedo arrivare un furgoncino giallo con le sirene e penso che sia venuto a prendermi perché non dovrei stare lì…poi guardo meglio: dietro di lui arriva un camion da trasporto eccezionale con una mobilhome da camping, che occupa tutta la corsia, lo spazio d’emergenza e anche parte dell’altra corsia. Mi avrebbe spiaccicata. In un attimo, ho guardato l’altra direzione di marcia: non veniva nessuno. Con uno scatto di reni, nervi e anche un po’ di intestino, ho attraversato e in due secondi ero sullo sterrato della ferrovia. Ho evitato la mobilhome per un soffio. Una volta in salvo, mi sono accorta di tremare: se non avessi visto il vecchietto un attimo fa, ora avrei decorato artisticamente un campeggio. Con l’aiuto del gps mi sono districata fra i binari e sono sbucata su un cialdone munito di largo marciapiede e di centri commerciali. Ho individuato un McDonald’s e mi ci sono fiondata. Ho preso una coca media e un gelato alla fragola per lavare via lo shock con gli zuccheri, poi mi sono connessa al wifi e ho chiamato mio marito. Ero già pronta a scrivere un post su una vera giornata di m…, quando esco dal Mac per andare in centro. Faccio due passi e un ragazzo biondo con i dread mi chiama: “Dove vai?” “A Santiago de Compostela” “L’avevo capito: ho visto la tua conchiglia!”. Tristan mi accompagna verso il centro, mi consola e mi racconta del suo lavoro di ebanista e della sua attività di produttore artigianale di casse da amplificazione in legno, dei concerti e dei festival reggae a cui partecipa, del viaggio in Toscana che sta progettando per festeggiare l’ottavo anniversario con la sua ragazza. Mi offre un caffè di benvenuto a Sète… Dovrebbe mandarmi una foto con i suoi amplificatori: così vi farò vedere come sono belli!
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Tappa 30: Aigues-Mortes – Palavas-les-Flots

Come ieri, anche la tappa di oggi è “off the road”, ossia non siamo in un Cammino ufficiale… Ma un grande poeta ci insegna che il Cammino non esiste, sono le impronte del pellegrino a crearlo: e d’altronde è sempre stato così nella storia, perché ognuno – grazie a Dio! – è libero di fare ciò che vuole anche per andare da un punto A a un punto B. E quindi oggi era proprio ora di andare al mare, anche se non ho con me l’ombrellone!
Da Aigues-Mortes mi sono diretta verso il mare, sempre seguendo le indicazioni di Flavio, e poi l’ho costeggiato attraverso i paesi di Le Grau du Roi e La Grande Motte. Poi ho tagliato dentro fino al Canal du Rhône, che ho costeggiato fino all’ingresso di Palavas-les-Flots. Ho camminato per quasi tutto il tempo su piacevoli piste ciclabili, sempre in condizioni di sicurezza: una pacchia! E le gambe andavano che era un piacere…solo un po’ di nostalgia di casa e di chi è a casa mi hanno un po’ preso lungo il Canale, ma un po’ di musica e sono arrivata facilmente a destinazione.
Qui, purtroppo, siamo in alta stagione in una zona molto turistica: per fortuna le provvidenziali signorine dell’Ufficio del Turismo mi hanno un po’ salvato il portafogli! Credo che in Francia siano davvero molto bravi a selezionare le addette agli uffici turistici, che si mostrano quasi sempre attente, disponibili e capaci di risolvere i problemi del viaggiatore!
Ora vi saluto e vado a portare i miei rispetti a un vecchio amico che mi aspetta: il mare!20140616-153638-56198569.jpg20140616-153639-56199410.jpg

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Aigues-Mortes, la città di Luigi IX

Visto che non pensavo di passare da Aigues-Mortes, non mi ero particolarmente informata. Ma ci capito, ed ecco qui un altro gioiellino medievale che non conoscevo, proprio come Saint-Gilles du Gard! Aigues-Mortes nasce come luogo di preghiera per una comunità di monaci dediti allo sfruttamento delle saline, ma a diventa un importante punto strategico grazie a Luigi IX (San Luigi, del quale ricorre l’ottocentenario): la annette al regno di Francia, ne rifà la chiesa e ne fa il porto di partenza della settima e dell’ottava Crociata, che guida lui stesso. Nessuna delle due sarà un successo, ma tant’è!
In seguito, vengono costruite le mura, ma il porto, che subisce continui insabbiamenti, è destinato a essere oscurato per importanza da Marsiglia. Oggi è il regno dello shopping turistico provenzale!20140615-183446-66886717.jpg

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Tappa 29: Saint-Gilles – Aigues Mortes.

Questa mattina avevo pensato di partire un po’ prima delle 5, questa volta non per il caldo ma perché avevo visto sul meteo che verso le 11 si sarebbe scatenato un temporale a Aigues-Mortes e, per allora, avrei preferito essere al riparo. Avevo fatto i conti senza l’oste: mentre preparavo la colazione, ho intravisto del movimento sul fondo del sacchetto che ho destinato al cibo…a una seconda occhiata, ho capito che è vero che l’albergue è trattato contro le cimici da letto, ma non contro le formiche, che entrano indisturbate da una crepa del camino. Conseguentemente è scattata l’epurazione delle ospiti e di ciò che le ha attratte… Morale della favola? Alle 5 in punto chiudevo dietro di me la porta dell’albergue.
La tappa è stata bella (e per la sua ideazione ringrazio Flavio Vandoni): sono uscita da Saint-Gilles spinta dal vento di mistral, costeggiando una ferrovia abbandonata e svegliando tori e cavalli, poi, dopo un pezzetto di provinciale, ho seguito il Canal du Rhône fino a Aigues-Mortes. Il canale, pur sembrando monotono, è ricco di vita e credo di non aver mai fatto così tanto bird-watching come oggi! Ho camminato bene: ho testato il metodo di Georges contro le vesciche (spalmare sui piedi il succo di mezzo limone la sera, dopo aver terminato la tappa) e devo dire che non ne ho avuta alcuna, oggi. Ho camminato anche abbastanza in fretta: quando ho messo il naso fuori della porta, infatti, mi è subito sembrata evidente l’origine del temporale che si sarebbe abbattuto più tardi su Aigues-Mortes: la perturbazione mi ha seguita come un’ombra per 20km, poi ha dato un’accelerata e mi ha superata proprio entrando in città. La consolazione dal diluvio è stata la certezza di essere la sola, in mezzo a tutti questi turisti, a essere attrezzata per la pioggia! Ultima chicca: oggi c’era il mercato e così mi sono concessa una salsiccia di toro…e devo dire che è molto buona! 20140615-154230-56550218.jpg

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Il Cammino di Compostela non è il Club-Med!

Se contate di trascorrere delle vacanze poco costose con delle prestazioni di lusso, provando anche il brivido del Medioevo,

NON PARTITE!

Se fin dai primi giorni non la finite più di mugugnare contro i vari tipi di alloggi, col pretesto che non offrono ciò a cui siete abituati in vacanza,

TORNATE SUBITO A CASA

e lasciate il Cammino a chi è semplicemente felice di essere su un grande cammino di storia.

IL TURISTA PRETENDE, IL PELLEGRINO RINGRAZIA

Esposto nella Maison des Pèlerins a Saint-Gilles du Gard